13/08/2016, 09.41
SIRIA
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Arabi e curdi strappano Manbij allo Stato islamico, interrotta la via jihadista all’Europa

Nella fuga gli uomini di Daesh hanno usato 2mila civili come scudi umani, poi liberati. Leader curdo: i miliziani “non saranno più in grado di viaggiare da e per l’Europa”. Per il Pentagono lo SI “è alle corde”. Centinaia di mine e di trappole esplosive piazzate dai jihadisti nel terreno prima di scappare. 

 

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Combattenti arabi e milizie curde hanno liberato in queste ore la città di Manbij, nel nord della Siria, dallo Stato islamico, tagliando ai jihadisti la principale via di collegamento con l’Europa. La coalizione mista arabo-curda ha combattuto 73 giorni per liberare l’area dal gruppo estremista islamico.

Nella fuga gli uomini di Daesh [acronimo arabo per lo Stato islamico] hanno sequestrato 2mila persone fra uomini, donne, bambini, usandoli come scudi umani. I civili sono stati liberati nella notte e in queste ore stanno rientrando nelle loro abitazioni, in città. 

Lo Stato islamico aveva assunto il controllo di Manbij circa due anni fa. Dalla città partono due direttrici che la collegano ad Aleppo, epicentro della guerra oggi in atto nel Paese, a sud-ovest e a Raqqa a sud-est, la capitale del “Califfato” in Siria. 

Salih Muslim, leader dei curdi siriani, sottolinea che “con la liberazione dei Manbij, i membri dello SI non saranno più in grado di viaggiare da e verso l’Europa”. Fra le Forze democratiche siriane (Sdf), che hanno combattuto contro i jihadisti, vi sono anche le potenti milizie dell’Unità di Protezione Popolare curda (Ypg). La loro avanzata è stata favorita anche dai continui raid aerei dei caccia russi contro postazioni di Daesh. 

Dall’inizio dell’offensiva per la riconquista della città, iniziata il 21 maggio scorso, i membri delle Sdf hanno strappato allo SI oltre mille km2 di territorio. Al momento vi sono ancora delle sacche di resistenza opposte dai miliziani di Daesh nella periferia nord.

La strada che attraversa Manbij è divenuta nel tempo un crocevia strategico di armi, mezzi e uomini per i jihadisti fra il confine turco e il centro dei Raqqa. 

Commentando il successo militare un portavoce del Pentagono afferma che “lo SI è alle corde, sebbene i combattimenti continuino” in alcuni punti. 

Secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong con base a Londra e una fitta rete di informatori in Siria, i miliziani dello SI sono fuggiti a bordo di circa 500 auto, portando con sé anche un gruppo di civili. I jihadisti si sono diretti verso nord-est, nella cittadina di Jarablus, vicino al confine con la Turchia sotto il controllo dello SI. 

Intanto si pensa già al lavoro da fare per riportare la vita di Manbij alla normalità. Un compito che, secondo gli esperti, sarà ostacolato dalle centinaia di mine e trappole esplosive che i miliziani hanno piantato nel terreno prima di fuggire. 

 

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