Appello ai leader religiosi per liberare 60mila nepalesi intrappolati in Iraq
Kathmandu (AsiaNews) - Il Nepal lancia un appello a tutti i leader religiosi e alla comunità internazionale per salvare circa 60mila suoi cittadini, intrappolati in Iraq per la guerriglia tra milizie sunnite e governo sciita. Il governo ha incaricato un diplomatico come inviato speciale per gestire le operazioni di recupero, partite oggi. "Il funzionario - ha spiegato Mahendra Bahadur Pandey, ministro nepalese degli Esteri - si coordinerà con le nostre missioni in Pakistan e in Kuwait, oltre che con organizzazioni internazionali".
Parlando ad AsiaNews, Pandey spiega: "Non abbiamo dati ufficiali e li stiamo raccogliendo con l'aiuto di varie associazioni".
Il ministero degli Esteri ha organizzato un incontro speciale per formalizzare l'appello d'aiuto all'Interreligious Council of Nepal (Icn), che comprende leader musulmani, indù, buddisti e cristiani. Il ministero degli Esteri è convinto che i rappresentanti delle diverse religioni possano stabilire un contatto con entrambe le parti.
Nazrul Hussein, leader islamico e segretario dell'Icn, ha dichiarato: "Cercheremo di fare il nostro meglio per evitare la violenza". P. Robin Rai, sacerdote cattolico, assicura: "I leader religiosi del Nepal sono pronti per la pace. Ci batteremo tutti insieme contro ogni tipo di violenza".
Un comunicato diffuso ieri dal ministero degli Esteri spiega: "La situazione della sicurezza interna dell'Iraq resta complicata, ostile e fragile. C'è la possibilità che molte più aree possano essere colpite dall'avanzare della tensione. Il ministero esorta i nepalesi che vivono in Iraq a essere cauti e lasciare il Paese il prima possibile". Secondo le autorità, solo quelli che vivono nella Zona verde della capitale, Baghdad, possono essere considerati al sicuro.
Kathmandu ha proibito ai suoi cittadini di visitare l'Iraq. In teoria per legge Baghdad non può assumere lavoratori stranieri: per questo la maggior parte dei nepalesi ha raggiunto l'Iraq per vie secondarie - India, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Qatar - e lavora illegalmente, senza passaporto né documenti di viaggio.
29/01/2019 13:26
21/01/2019 12:39