Aoun da Assad per discutere di rifugiati e del presidente libanese
L’ex capo di Stato in visita a Damasco per un incontro con il presidente siriano. Ad Assad ha spiegato le ragioni del sostegno ad Azour e l’opposizione alla candidatura di Frangié, vicino a Damasco. Il tema dei profughi siriani e l’attacco all’Europa che “rifiuta” il loro “ritorno” e spinge per una “integrazione” in Libano (e Turchia).
Beirut (AsiaNews/OLJ) - L’ex capo dello Stato libanese Michel Aoun si è recato ieri in visita a Damasco per la prima volta dal 2009 e ha incontrato il leader siriano Bashar al-Assad, per discutere dei principali temi regionali e dello “stallo istituzionale” a Beirut che ha sinora bloccato la nomina del presidente. Il faccia a faccia giunge in una fase di profondo cambiamento per la Siria nel mondo arabo e internazionale. A partire dal pieno ritorno, sancito di recente in un vertice a Jeddah, all’interno della Lega araba dopo 10 anni di isolamento legati alla soppressione della rivolta interna, poi sfociata in guerra per procura fra potenze locale e globali.
L’incontro fra l’ex presidente Aoun e Assad è un evento politico seguito con attenzione dagli esperti e dagli osservatori internazionali, oltre che dagli stessi attori politici e osservatori di vicende libanesi. Anche e soprattutto in una fase come quella attuale, in cui si sta giocando la partita (forse) decisiva nella corsa al palazzo di Baabda. Il 5 giugno il presidente del Parlamento Nabih Berry ha convocato i deputati per una seduta in programma il 14 giugno alle 11. L’obiettivo è di arrivare all’elezione del nuovo capo dello Stato, carica vacante dalla fine del mandato di Aoun che è scaduto ormai il 31 ottobre 2022, e che blocca anche la formazione di un esecutivo con pieni poteri.
La sessione parlamentare potrebbe risultare decisiva nell’elezione del presidente della Repubblica, con il probabile confronto fra le candidature di Sleiman Frangié e quella di Jihad Azour. Il primo è sostenuto dal tandem sciita Amal-Hezbollah mentre il secondo, già ministro della Repubblica libanese, ha ricoperto ruoli di primo piano all’interno del Fondo monetario internazionale (Fmi) ed è vicino al Movimento patriottico libero (dello stesso Aoun) e a diversi partiti di opposizione. Per Aoun, scrive L’Orient-Le Jour (LOJ), la visita in Siria “è l’occasione per sottolineare la vicinanza con il regime [di Assad] su diversi dossier” e che il “riposizionamento del partito nella vicenda presidenziale [il voto ad Azour e non a Frangié] non ha alcun impatto sul resto”. Ma soprattutto, prosegue il quotidiano francofono libanese, per affermare che “la sua battaglia non è contro Sleiman Frangié come amico della famiglia Assad, quanto piuttosto contro Nabih Berry” che Aoun considera uno dei pilastri del sistema di corruzione che ha rovinato il Paese.
La visita di Aoun da Assad - che ha sollevato più di una polemica in Libano fra quanti si oppongono alla “normalizzazione” con Damasco - è stata anche occasione per discutere dei rifugiati siriani in territorio libanese (e in Turchia) che da anni attendono di tornare nel proprio Paese. Una questione annosa, che vede i vertici di Beirut e Ankara interessati a favorire il rimpatrio e i governi occidentali (da Bruxelles a Washington) che frenano sbandierando i timori di violenze e abusi di quanti, un tempo, si sono opposti ad Assad o hanno semplicemente scelto di migrare. Durante l’incontro Aoun avrebbe espresso ad Assad le proprie critiche sulla “posizione europea che sta rifiutando il ritorno dei rifugiati” e che spinge, al contrario, “per integrarli nella società libanese”. Bruxelles, attacca in una nota stampa l’ex presidente, starebbe esercitando “tutte le forme di pressione per prevenire questo ritorno, sostenendo che li stanno proteggendo dal regime in Siria”. Di contro, Assad ha ribadito ad Aoun che “la Siria è stata ed è sempre pronta ad accogliere i suoi figli”, aggiungendo che la questione andrebbe affrontata “attraverso il dialogo e la cooperazione tra i due Stati”.