Antichi canti ricordano ai filippini l’esempio di Cristo sulla Croce
Manila (AsiaNews) - Nelle Filippine le celebrazioni della Settimana Santa sono famose nel mondo per le crocifissioni volontarie da sempre condannate dalla Chiesa locale. Meno conosciuta è invece la preparazione personale di ciascun fedele al periodo della Passione fatta attraverso il Pabasa (Passione di Cristo in tagalog) canto importato dai missionari spagnoli, da secoli tramandato di padre in figlio.
Il Pabasa è un canto liturgico che racconta la passione, la morte e la resurrezione di Gesù ed è stato composto nel XVII secolo dai missionari spagnoli, adeguando la tradizione biblica europea a quella orale e melodica degli indigeni filippini. La prima versione scritta in lingua tagalog risale al 1704 e si deve a Gaspar Aquino de Belen, indigeno di Batanga al servizio dei gesuiti di Manila.
Maria Cristina Lapara, cattolica di Manila, racconta: “Recito il Pabasa sin da quando ero bambina. Ho imparato questo canto tradizionale dai miei nonni, che erano analfabeti, ma molto religiosi e partecipavano alla passione con il cuore, cantando senza bisogno di testi scritti”. “Anche io – continua – dico a miei figli di pregare con il cuore mentre recitano il Pabasa e spero che in futuro anche loro porteranno avanti questa tradizione”.
Durante la Settimana santa, Maria Cristina si alza tutte le mattine alle tre per recitare il canto.
“In questo periodo – dice – occorre mantenere un’atmosfera di sobrietà e di riflessione spirituale, non si deve fare baccano in giro per le strade, non è un periodo di festa”.
La donna sottolinea che vi sono molti modi per recitare la preghiera: da soli, in coppia o in comunità, per poche ore o per giorni. In molte famiglie si offre cibo a tutti coloro che partecipano alla recita del canto, mentre nei villaggi rurali i fedeli si riuniscono in mezzo alla strada, dove tutti i giorni dalle 6 alle 10 del mattino giovani e anziani recitano insieme al preghiera. Anche nelle carceri del Paese (nella foto) è prevista la recita del canto fra i detenuti.
Per Maria Cristina, il Pabasa rende tutti partecipi delle sofferenze di Cristo ed è utile soprattutto per i poveri che ricordando il sacrificio di Gesù e la sua Resurrezione, trovando la forza per affrontare con speranza le difficoltà quotidiane.
“Il Pabasa non è solo modo per adempiere ai precetti della Quaresima – afferma p. Fernando Caprio dell’arcidiocesi di Manila – esso è un modo per seguire Cristo ed essere testimoni della fede nel mondo e ci aiuta a ricordare che Cristo splende in tutte le circostanze della nostra vita”.