Anno della fede in India: La violenza sulle donne offende la dignità umana
Mumbai (AsiaNews) - La discriminazione e la violenza contro le donne in India sono il secondo spunto di riflessione emerso nel simposio nazionale organizzato a ottobre dalla Commissione per la teologia e la dottrina della Conferenza episcopale indiana di rito latino (Ccbi-Lr). L'incontro è stato l'occasione per discutere dell'applicazione della dottrina sociale della Chiesa nel mondo di oggi. Il 31 ottobre scorso AsiaNews ha pubblicato la prima parte del resoconto, incentrata sul problema della povertà nel Paese asiatico.
Un Paese dove le donne sono vittime di discriminazione e violenza
Le donne rappresentano il 48% della popolazione indiana. Da un lato, esse sono venerate come dee - Rani, Lakshmi, Devi... - o romanzate come donne, madri, figli, mogli e sorelle ideali. Al tempo stesso, sono vittime di varie forme di discriminazione e violenza. Ogni giorno porta con sé terribili istanze di violenza contro le donne. Sfruttamento sessuale, stupro, omicidi d'onore, violenza domestica, omicidi per dote, attacchi con l'acido stanno diventando routine nel nostro Paese; e tutte queste sono offese dirette contro la dignità umana.
Spesso, le donne non hanno il controllo delle loro possibilità, risorse ed energie. Queste cose sono controllate, gestite e dominate da forze esterne, come gli uomini della famiglia, la comunità e la società in generale. Una donna è resa dipendente dagli altri; il suo potere le viene portato via. Ella non è considerata come un membro che guadagna della famiglia. Guadagna, ma non ha il diritto di possedere. Per ogni donna in più che entra in posti pubblici - per istruzione, lavoro, accesso ai servizi o tempo libero - ci sono nuovi casi di violenza contro di loro.
Una realtà spesso nascosta è la violenza che avviene in casa e in famiglia. Le statistiche mostrano che il 70% delle aggressioni contro le donne si verifica tra le mura domestiche o per mano di persone conosciute. L'incesto è una violenza che influenza un bambino per tutta la vita, se non si inizia un processo di recupero. Lo stupro all'interno del matrimonio è la violenza di rapporti sessuali ottenuti con la forza, rivendicati dai mariti nel nome del diritto coniugale.
Il primo capitolo della Bibbia (Genesi 1:27) ci dice che gli esseri umani sono stati creati a immagine di Dio, "maschio e femmina li creò". Papa Giovanni Paolo II, nella sua lettera apostolica Mulieris Dignitatem, spiega: "Il genere umano, che prende inizio dalla chiamata all'esistenza dell'uomo e della donna, corona tutta l'opera della creazione; ambedue sono esseri umani, in egual grado l'uomo e la donna, ambedue creati a immagine di Dio". La dignità e la vocazione delle donne è stata soggetto a serie riflessioni all'interno di tutta la Chiesa. Nella Chiesa indiana, sono stati fatti sforzi sistematici per attuare strutture e sistemi per migliorare la condizione della donna e restituirle la dignità che le spetta. Nel 2010 abbiamo approvato la Gender Policy della Conferenza episcopale indiana (Cbci).
Eppure, resta ancora molto da fare. Noi, i membri del Simposio, sosteniamo con solidarietà le nostre bambine e donne; e promettiamo di fare tutto il possibile per aiutarle a emanciparsi e farle sentire protette e al sicuro.
- Pensiamo che dovremmo iniziare dalle nostre stesse case. Spesso nei rapporti matrimoniali l'uguaglianza si perde. Alla donna è richiesto di compiacere il marito e di soddisfare ogni suo bisogno; se ella cerca di affermare se stessa o rivendicare uguaglianza, è targata come aggressiva e picchiata. Cercheremo di cambiare [questo atteggiamento]. L'interazione in un matrimonio richiede reciprocità e mutuo appagamento nelle relazioni sessuali, non forza.
- Lotteremo per cambiare il processo di socializzazione che rafforza gli stereotipi maschili e femminili. Nelle nostre case, tratteremo i ragazzi e le ragazze allo stesso modo. Nutriremo i nostri figli con i valori umani di amore, preoccupazione e cura, aiutandoli a sviluppare e far crescere in pieno il loro potenziale, e a creare un contesto di uguaglianza, sensibilità e stima per l'altro. Non accetteremo mai dote, né la offriremo, al momento del matrimonio. Ci opporremo alla rappresentazione delle donne come oggetti sessuali da parte dei media, o come strumenti per la vendita di prodotti.
- Al Simposio ci siamo resi conti di non conoscere noi per primi la Gender Policy della Cbci, e abbiamo deciso di studiarla. Le donne presenti al Simposio hanno deciso di guardarsi non solo come oggetti che hanno bisogno di essere aiutati, ma come agenti attivi della propria emancipazione, persone che portano alla luce le loro energie interiori, sfidando le vulnerabilità che possono avere. Esse hanno detto di non voler ricevere maggior potere dall'esterno come destinatari passivi, ma di voler sfruttare la loro forza interiore.