18/07/2024, 12.57
TURCHIA - INDIA
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Ankara impone il ‘bando totale’ alla vendita di armi all’India

Una decisione presa per sostenere il Pakistan e legata a tensioni geopolitiche e commerciali. La notizia “sensibile” emersa dai verbali di una recente riunione della Commissione esteri. Il numero due della Ssb ha informato i deputati del blocco completo se l’acquirente ha sede o è legato a vario titolo a Delhi. 

Istanbul (AsiaNews) - Con una decisione presa all’insegna della discrezione, ma dal notevole impatto geopolitico ed economico, Ankara ha imposto il divieto totale di esportazioni di armi e articoli per la difesa all’India, uno dei principali importatori di armamenti al mondo. Una scelta dettata, come ha spiegato un funzionario turco durante una sessione a porte chiuse del Parlamento, dal sostegno al Pakistan, rivale numero uno di Delhi nell’Asia del sud. Dai verbali emersi nel dibattito presso la Commissione Affari esteri del 10 luglio 2024, Mustafa Murat Şeker, numero due della presidenza dell’Industria della difesa (Ssb), la principale agenzia turca per il rifornimento di armi, ha rivelato la nuova linea adottata dal Paese. 

Pur parlando di “notizie sensibili”, lo stesso Şeker ha informato i deputati che il governo ha escluso la vendita di qualsiasi articolo che possa essere interpretato come parte dell’industria delle armi e della difesa, se l’acquirente ha sede in India o è legato a vario titolo al gigante asiatico. Nonostante la “preoccupazione” per le ripercussioni nel caso in cui la decisione fosse diventata di pubblico dominio, il vice-presidente Ssb ha confermato il divieto come emerge dai verbali ottenuti da Nordic Monitor, agenzia specializzata in terrorismo, sicurezza e questioni militari. 

“L’India, ad esempio, è uno dei primi cinque importatori di armi al mondo, un mercato enorme, che importa quasi 100 miliardi di dollari. Tuttavia, a causa della nostra situazione politica e della nostra amicizia con il Pakistan, il nostro Ministero degli Affari Esteri - ha dichiarato Mustafa Murat Şeker, - non ci dà un riscontro positivo sull’esportazione di prodotti in India. Di conseguenza, non concediamo alcun permesso alle nostre aziende a questo proposito”. 

La vendita di materiale per la difesa turco - un settore in rapida espansione per l’ex impero ottomano con affari anche per la stessa famiglia del presidente Recep Tayyip Erdogan - richiede il via libero preventivo dell’esercito, dell’Ssb e del ministero degli Esteri di Ankara. Dai documenti è emerso che Delhi è stata inserita in una “lista nera” di Paesi a cui la Turchia non può vendere articoli militari e di difesa.

La decisione si inserisce nel quadro di un peggioramento marcato nelle relazioni fra Turchia e India nell’ultimo decennio di governo Erdogan a causa di precise scelte politiche, in particolare il sostegno generalizzato di Ankara al Pakistan nelle sue dispute con l'India. Un divario che si è andato allargando nel tempo e ha creato una frattura fra i due Paesi membri del G20. In precedenza gli esperti di Nordic Monitor avevano pubblicato un rapporto che illustra come la Turchia abbia assistito in segreto il Pakistan in diversi campi: dalla creazione di un esercito cibernetico finalizzato a plasmare l’opinione pubblica alla scelta di influenzare le idee dei musulmani del sud-est asiatico, dal lancio di attacchi contro gli Stati Uniti e l’India alla “censura” delle critiche a Islamabad. 

La proposta di istituire tale unità è stata avanzata per la prima volta durante i colloqui privati a Islamabad tra l’allora ministro turco degli Interni Suleyman Soylu e l’omologo pakistano Shehryar Khan Afridi il 17 dicembre 2018. La questione è stata poi discussa ad alto livello e tenuta riservata dalla maggior parte del personale del ministero degli Interni di Islamabad. Il piano è stato approvato anche da Imran Khan, all’epoca primo ministro e contemporaneamente ministro degli Interni, durante un incontro con Soylu lo stesso giorno.

Le divisioni fra Ankara e Delhi non riguardano solo le armi, ma hanno toccato anche scelte strategiche a livello di commercio globale: a partire dal disaccordo emerso in merito alla proposta di India, Stati Uniti e Unione europea al vertice del G20 a New Delhi finalizzata alla creazione di un corridoio economico che collega l’Europa con l’India, attraverso il Medio oriente con rotte ferroviarie e marittime. Esclusa da questo corridoio, la Turchia ha espresso apertamente il proprio dissenso nei confronti dell’iniziativa, che ritiene comprometta il suo ruolo di hub commerciale e favorisca la Grecia e altri concorrenti regionali. Da qui la scelta di sostenere i piani di sviluppo di Pechino nell’ambito della cinese Belt and Road Initiative, la “nuova Via della seta”. 

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