Andhra Pradesh e Telangana: raid contro attivisti accusati di legami coi maoisti
In una vasta operazione l'agenzia investigativa nazionale indiana ha perquisito 62 sedi e arrestato Chandra Narasimhulu, accusato di far parte di un'organizzazione legati ai comunisti. Gli enti di difesa dei diritti umani hanno condannato la vicenda, dicendo che due anni e mezzo di indagini non hanno portato a nulla.
Amaravati (AsiaNews/Agenzie) - L’agenzia investigativa nazionale dell’India, conosciuta come NIA, il 2 ottobre ha fatto irruzione in 62 sedi negli Stati meridionali dell’Andhra Pradesh e del Telangana, comprese le abitazioni di ricercatori e attivisti per i diritti umani accusati di dare sostegno logistico e finanziario ai ribelli maoisti, il cui partito è stato messo al bando dal governo indiano.
Secondo il sito di informazione The Wire le retate hanno portato all’arresto di Chandra Narasimhulu, membro del comitato esecutivo della Pragathiseela Karmika Samakya, un’organizzazione che secondo le autorità indiane farebbe capo al Partito comunista-maoista dell'India. Gli agenti di sicurezza hanno comunicato di aver sequestrato una pistola a 14 colpi.
Il fermo ha a che fare con un caso che risale al 2020, quando il giornalista Pangi Naganna venne preso in custodia dalla polizia di Munchingiputtu nel distretto di Alluri Sitharamaraju dell'Andhra Pradesh, con l’accusa di aver ricoperto il ruolo di staffetta e informatore per i maoisti. La polizia aveva detto di averlo trovato in possesso di “libri rivoluzionari maoisti, medicinali, stoffe di colore rosso, fasci di cavi elettrici, e opuscoli”, da consegnare ai quadri comunisti. Nei suoi confronti era stato presentato un caso ai sensi dell’Unlawful Activities (Prevention) Act, anche noto come UAPA, e di alcuni articoli del codice penale. Secondo le forze dell’ordine Naganna avrebbe nominato diversi attivisti coinvolti con i comunisti portando alle perquisizioni di due giorni fa.
Tra le persone indagate c’è anche l’avvocato Durba Suresh Kumar che ha spiegato che la NIA lo aveva notificato di presentarsi nel caso in questione come testimone, un’attività illegale, essendo egli il rappresentante legale di molte persone indagate. "Sono un avvocato per molte persone nominate nel caso", ha detto a The Wire. "Li rappresento davanti all'Alta corte e ora la NIA vuole che io compaia davanti a loro come testimone nello stesso caso".
Non sarebbe la prima volta che le autorità indiane accusano gli attivisti di far parte della ribellione armata per reprimere le attività di sostegno al diritto alla terra delle tribù indigene. Il gesuita p. Stan Swamy è morto nel 2021 a 84 anni nel carcere di Mumbai dopo essere stato falsamente accusato di legami con la guerriglia maoista.
L’Unione popolare per le libertà civili, o PUCL, sostiene che le perquisizioni da parte dell’agenzia siano una “caccia alle streghe” contro gli attivisti che finora si sono occupati di tutelare le fasce più emarginate delle popolazioni dell’Andhra Pradesh e del Telangana. In due anni e mezzo, ha sottolineato il collettivo, le indagini non hanno prodotto nessuna prova che dimostri la colpevolezza degli imputati: “I tempi e le modalità di conduzione delle incursioni sono sospetti e fanno supporre siano state organizzate dalla NIA per intimidire, minacciare e mettere a tacere i difensori dei diritti, i media e i cittadini impegnati nel cercare criticare o mettere in discussione il governo e l’esecutivo politico”, ha dichiarato la PUCL, aggiungendo che le forze di sicurezza hanno sequestrato alcuni dispositivi elettronici senza permettere la clonazione dei dati presenti su di essi, una pratica contraria alle procedure.
04/09/2018 11:13