Andhra Pradesh, bande criminali vendono neonati di famiglie povere
Alcuni casi venuti alla luce da indagini dei funzionari per la protezione dell'infanzia, coinvolto anche un medico. Suor Devarapalli: "La povertà non è l'unica causa. Sono i frutti delle campagne contro orfanotrofi e centri di adozione gestiti da enti cristiani e ong straniere".
Mumbai (AsiaNews) - Proprio nel giorno in cui il mondo celebra la Giornata mondiale della salute, lo Stato indiano dell’Andhra Pradesh fa i conti con la tragedia delle donne costrette a vendere i propri bambini a causa della povertà. A lanciare l’allarme è stato il quotidiano The Hindu, che riprendendo la denuncia dei funzionari locali della protezione dell'infanzia, ha alzato il velo sui traffici di alcune bande criminali che gestiscono questo racket.
Due casi sono stati segnalati a Eluru e Mangalagiri negli ultimi giorni. Un bambino di tre giorni sarebbe stato “scambiato” in un ospedale privato di Aswaraopet, un villaggio al confine tra Andhra Pradesh e Telangana. A gestire il racket sarebbe stato un medico a cui Il padre e la nonna del bambino lo avrebbero venduto per 200mila rupie (circa 2.400 euro). Questi lo avrebbe ceduto a una coppia di Visakhapatnam per 300mila rupie (3.600 euro), che a sua volta lo avrebbe infine venduto a una coppia di Anakapalli per 500mila rupie (6mila euro).
In un’altra vicenda resa nota dal soprintendente delegato della polizia J. Rambabu un operaio di Mangalagiri, nel distretto di Guntur, avrebbe venduto la sua terza figlia di due mesi a un’altra persona del distretto di Nalgonda in Telangana per 70mila rupie (850 euro). Mentre due mesi fa ad Eluru vi sarebbe stato un tentativo di vendere un’altra bambina di due mesi per appena 60mila rupie (720 euro): grazie a una soffiata i funzionari dell’ufficio per la protezione delle donne e dei bambini sono intervenuti e l’hanno affidata a una casa di accoglienza di Eluru. Non si tratta, purtroppo, di incidenti isolati: durante il lockdown era emersa la storia di una coppia di lavoratori edili migranti che avevano perso il lavoro e avevano cercato di vendere il loro figlio appena nato, ma erano stati catturati prima che l'affare fosse finalizzato e arrestati in base alla legge sulla giustizia minorile.
Sull’agenzia cattolica indiana MattersIndia si dice sotto shock per quanto accaduto suor Manju Devarapalli, segretaria del National Dalit Christian Watch (Ndcw)di Vijayawada in Andhra Pradesh. La povertà – commenta la suora carmelitana - non è l’unica causa di questo racket: “I casi scoperti rischiano di essere solo la punta di un iceberg. Il governo e le agenzie dovrebbero studiare a fondo il problema e trovare il modo di porvi fine”. Per suor Devarapalli queste sarebbero le conseguenze della campagna del governo indiano contro i centri di adozione e gli orfanotrofi, specialmente quelli gestiti da cristiani, con la cancellazione delle loro licenze e della possibilità di ricevere donazioni dall’estero.