Ancora silenzio della Cina sull’accordo con il Vaticano: ‘come un’onta o una speranza ineffabile’
Voci non ufficiali (di parte vaticana) dicono che domani ci sarà la firma del rinnovo dell’accordo. Ma dalla Cina rimane un muro di silenzio, o citazioni solo di parte vaticana. L’ipotesi è che il dialogo sia incagliato fra la Cina che esige il taglio dei rapporti con Taiwan e il Vaticano che chiede il riconoscimento dei vescovi non ufficiali. La seconda elegia di Rainer Maria Rilke.
Roma (AsiaNews) – Da alcune settimane domandiamo a diverse personalità cinesi di dirci qualcosa sull’accordo sino-vaticano, se lo si dibatte nel Partito, se si esprimono i giornali. E la risposta è: tutto tace, nessuno ne parla, sembra un segreto di Stato ai massimi livelli.
L’accordo provvisorio firmato fra Cina e Vaticano il 22 settembre 2018, con valore per due anni, sarebbe già scaduto. Ma come ha fatto notare il card. Parolin, siccome esso è stato attuato a partire dal 22 ottobre, la sua scadenza è ritardata di un mese, a domani.
Lo scorso 18 ottobre, in un articolo di Massimo Franco sul “Corriere della Sera”, un anonimo personaggio vaticano, ha confermato “senza più cautele” che l’accordo sarà rinnovato domani, con comunicazione “in simultanea” a mezzogiorno per il Vaticano, alle 18 a Pechino.
È abbastanza strano che un passo così importante dal punto di vista della diplomazia vaticana e per l’evangelizzazione della Cina sia annunciato in modo anonimo, su un giornale laico. Ma è ancora più strano che il “Global Times”, magazine del “Quotidiano del popolo”, strumento ufficiale del Partito comunista cinese, citi proprio il Corriere della Sera e quell’articolo per confermare “il forte e sano rapporto fra i due Paesi [Cina e Vaticano] per le nomine dei vescovi”. Ma esso non dice nulla sul rinnovo dell’accordo. Lo stesso Global Times ammette che “nessun annuncio ufficiale è stato fatto, e la Sala stampa della Santa Sede non ha risposto alla richiesta del Global Times”. In ogni caso – continua l’articolo – gli “osservatori” sono “sicuri riguardo al rinnovo” dell’accordo.
Il punto è che tutti gli “osservatori” citati sono di parte vaticana e fra essi non vi è alcuna personalità politica cinese! E infatti fra gli osservatori si cita Antonio Spadaro, il quale afferma che “non c’è nessuna ragione per pensare che l’accordo [non] debba essere rinnovato senza problemi”.
E si cita ancora una volta il vescovo ufficiale di Mindong, l’ex scomunicato Vincenzo Zhan Silu, il quale dice che “il rinnovo dell’accordo invierebbe alla Chiesa Cattolica cinese un segnale chiaro che il Vaticano sta cercando un sano sviluppo in Cina”.
La domanda che emerge è questa: come mai per un passo così importante si preferisce una comunicazione anonima (da parte vaticana) e una non-comunicazione da parte della Cina?
Abbiamo rivolto la domanda a diverse personalità cattoliche cinesi, le cui risposte si possono sintetizzare in queste considerazioni:
1. La Cina è preoccupata di altri problemi (Covid, elezioni Usa, economia non brillante, prossimo Plenum del Partito, …) e l’accordo provvisorio sembra essere una cosa molto minore per dare ad esso l’attenzione dovuta.
2. Pechino tiene sulla corda il Vaticano per alzare la posta delle concessioni da parte del Vaticano. Secondo vari esperti, il motivo fondamentale per cui la Cina si è implicata nel dialogo con il Vaticano è la possibilità dei rapporti diplomatici, che implicano la rottura dei rapporti diplomatici con Taiwan, che perderebbe così l’unico Paese europeo che riconosce la Repubblica di Cina. Ma il Vaticano mantiene la carta di Taiwan fino alla fine, per chiedere alla Cina maggiore libertà religiosa.
3. Il Vaticano vuole che con il rinnovo dell’accordo siano riconosciuti i vescovi non ufficiali, anche se non firmano l’adesione alla “Chiesa indipendente”, come vuole il ministero degli Affari religiosi. Non è un caso il fatto che nelle scorse settimane molti vescovi non ufficiali, non riconosciuti dal governo siano stati presi e isolati per giorni e settimane (fra essi mons. Giulio Jia Zhiguo di Zhengding; mons. Pietro Shao Zhumin di Wenzhou; mons. Guo Xijin di Mindong;….) per dialoghi con le autorità.
In ogni caso è sorprendente questo modo di procedere: nessuna personalità viene allo scoperto, eppure tutti dicono che ci sarà il rinnovo dell’accordo. Viene in mente un verso di Rainer Maria Rilke nella seconda delle “Elegie duinesi”: “E tutto cospira a tacere di noi, un po’ come si tace un’onta, forse, un po’ come si tace una speranza ineffabile”.
03/10/2020 09:16