Ancora scontri nel Kashmir, il Pakistan viola il cessate il fuoco e uccide civili indiani
Srinagar (AsiaNews/Agenzie) - Non si fermano gli scontri tra India e Pakistan nella regione del Kashmir: dopo i nove civili morti di ieri - cinque indiani, quattro pakistani - e oltre 30 feriti , questa mattina altre sette persone sono rimaste ferite nell'esplosione di bombe e razzi lanciati dalle truppe di Islamabad. Si tratta della più grave violazione del cessate-il-fuoco di quest'anno.
È dal 3 ottobre scorso - dopo un periodo di calma di circa un mese - che il Pakistan ha ripreso a violare la tregua che vige nell'area, prendendo di mira la popolazione civile che vive sul lato indiano, lungo il confine internazionale e la Linea di controllo (LoC). La LoC separa le zone controllate da New Delhi da quelle controllate dal Pakistan, e lungo di essa in teoria vige il cessate-il-fuoco.
Quella di ieri è stata la giornata con il più alto numero di vittime civili cadute in un solo giorno da decenni. I soldati pakistani hanno colpito oltre 40 posti nei settori Arnia, RS Pura, Kanachak e Pargwal. New Delhi e la Border Security Force (Bsf) indiana, squadra speciale di sicurezza, ha promesso di "reagire in modo efficace", senza parlare o cercare un accordo con il Pakistan per allentare la tensione.
Secondo Omar Abdullah, chief minister dello Stato indiano Jammu e Kashmir, la violazione del cessate-il-fuoco da parte del Pakistan mostra la sua "disperazione" per non essere riuscito a "internazionalizzare la questione del Kashmir" durante l'ultima Assemblea generale dell'Onu.
La regione himalayana del Kashmir, a maggioranza musulmana, è rivendicata nella sua interezza da India e Pakistan, da oltre 60 anni. Nel 1949 - al termine del primo conflitto indo-pakistano - il territorio venne spartito: New Delhi ottenne il Jammu e Kashmir (diventato uno Stato a statuto speciale, ndr), Islamabad i Territori del Nord e l'Azad Kashmir. Una divisione che non ha fermato le tensioni, gettando le due nazioni in una "guerra" senza fine.