Ancora guai per la Huawei: accuse di spionaggio in Polonia
Il gigante tecnologico ha in Polonia il suo quartier generale per la diffusione in Europa. Gran Bretagna, Germania e Francia frenano sull’uso delle tecnologie Huawei per sospetti legami coi servizi segreti. Ditte legate alla Huawei avrebbero violato l’embargo su Iran e Siria.
Pechino (AsiaNews) – Quest’oggi un impiegato della Huawei in Polonia è stato accusato di spionaggio dalla Pubblica sicurezza del Paese. Non si conosce ancora il nome del cinese, ma insieme a lui è stato accusato anche un polacco che lavora nel mondo dell’elettronica.
Questa nuova accusa rischia di pesare sul futuro dello sviluppo della Huawei in Europa, dove già diversi Stati sospettano legami fra il gigante tecnologico e i servizi segreti cinesi.
Il fatto è ancora più grave perché la Huawei ha costituito proprio in Polonia il suo centro di diffusione in Europa. I legami fra Cina e Polonia sono saldi da decenni e negli ultimi anni si sono rafforzati anche dal punto di vista economico con la partnership nel progetto Belt and Road.
Fra i primi a denunciare gli interessi comuni fra Huawei e lo spionaggio cinese vi sono gli Usa che l’estate scorsa hanno bandito prodotti Huawei e ZTE. Ad essi si sono aggiunti via via il Giappone, l’Australia, la Nuova Zelanda. Anche la Gran Bretagna ha messo in guardia dall’uso dei prodotti Huawei e frena sull’uso della tecnologia del gigante cinese per lo sviluppo delle connessioni 5G. Dubbi sono stati espressi anche dalla Germania e dalla Francia.
Huawei ha sempre negato di essere legata ai servizi segreti cinesi. In passato essa è stata accusata anche di rubare tecnologia dalle ditte occidentali e di mettere in crisi le ditte rivali con prezzi stracciati dei suoi prodotti. In ogni modo, secondo esperti del settore, al momento Huawei sta investendo nella ricerca e sviluppo come e più delle compagnie concorrenti.
Alla diffusione dei sospetti verso la Huawei contribuisce anche l’arresto della figlia del fondatore della compagnia, Meng Wangzhou, accusata di aver violato le norme Usa sull’embargo verso l’Iran e la Siria. Meng e Huawei hanno sempre negato le accuse.
Mentre la Meng è in libertà su cauzione in Canada, Reuters ha diffuso su documenti da essa visionati in cui appaiono i nomi di due personalità legate alla Huawei che che hanno commerciato con l’Iran e la Siria.
I documenti rivelano che un alto impiegato di Huawei è stato nominato manager in Iran della compagnia Skycom, che ha fatto transazioni con Iran e con Pechino. Secondo un avvocato, Huawei ha condotto anche operazioni in Siria, attraverso un’altra compagnia, Canicula.
Le autorità Usa che lavorano per l’estradizione di Meng, affermano che Skycom e Canicula sono collegati a Huawei. Se condannata, Meng Wangzhou rischia 30 anni di carcere.
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