Anche uno scandalo di regime dietro l’attacco di Hanoi contro i cattolici
di Thuy Dung
L’indignazione popolare per la vicenda detta PMU18, con funzionari ed esponenti di governo che hanno sottratto milioni di dollari, ha spinto a reprimere ogni manifestazione, anche quelle pacifiche.
Hanoi (AsiaNews) – Potrebbe anche esserci il più grave scandalo per corruzione della storia vietnamita all’origine del mutato atteggiamento del regime nei confronti delle pacifiche dimostrazioni dei fedeli cattolici di Hanoi. La repressione anche violenta nei loro confronti trae probabilmente origine – oltre che da motivi economici - dalla volontà di bloccare qualsiasi forma di protesta. Una decisione presa dopo che contestazioni al regime ed al Partito comunista, coinvolti nella vicenda, erano sorte in seguito alle rivelazioni. apparse sulla stampa della storia del Project Management Unit 18, detto PMU18. Lo scandalo riguarda la sottrazione di milioni di dollari dai fondi destinati alla costruzione di infrastrutture, in particolare strade e ponti, ed hanno coinvolto dirigenti statali, compreso un ministro, ed esponenti di primo piano del Partito.
Lo scandalo, esploso all’inizio del 2006, in un primo momento ha visto incarceramenti e dimissioni, ma, da ottobre scorso, tutto è via via cambiato. Il viceministro ai trasporti Nguyen Viet Tien, che era in carcere, è stato assolto e, di seguito, le ombre sono state allontanate da personalità di primo piano, come un cognato del segretario generale dell’ufficio del primo ministro. Il Partito insomma ha reagito, ed ora ad essere sotto processo (nella foto) sono due giornalisti – Nguyen Van Hai e Nguyen Viet Chien, accusati di aver “abusato delle libertà democratiche” - e due alti funzionari della Sicurezza, il generale Pham Xuan Quac e il colonnello Dinh Van Huynh, accusati di “aver rivelato segreti di Stato”. Il procedimento è in corso, e ieri il procuratore ha chiesto per loro condanne tra uno e sette anni. Alla stampa, che in un primo momento aveva protestato, è stato imposto il silenzio.
La vicenda è anche indicativa della libertà di stampa che esiste in Vietnam. All’inizio, infatti, i giornali ne potettero parlare. Si scoprì così che milioni di dollari erano finiti soprattutto in scommesse sulle partite dei campionati di calcio europei, ma anche nell’acquisto di auto di lusso e mantenimento di amanti e prostitute. L’elenco dei coinvolti comprendeva 200 impiegati, ma saliva di grado. A gennaio fu arrestato il direttore esecutivo del PMU18, Bui Tien Dung, accusato di essersi giocato 1,8 milioni di dollari, ad aprile toccò al viceministro e poco dopo il ministro Dao Dinh Binh dette le dimissioni. Il caso non era chiuso: alcuni giornalisti puntavano ancora più in alto. I due ora sotto processo scrissero di 40 “altri” che avevano preso tangenti. Si guardò anche all’ufficio del primo ministro. Il nome del vicecapo della polizia fu cancellato dai delegati al decimo congresso del Partito. Nel quale, peraltro, la vicenda PMU18 la fece da padrone, mentre nel Paese l’indignazione cresceva, tanto da far temere “rischi” per il regime stesso. Persino su Nhan Dan, quotidiano del Partito, il 27 marzo un membro permanente del Politburo, Phan Dien, ammetteva che “funzionari governativi hanno preso e dato tangenti” e parlava di “casi ignorati o messi sotto silenzio”.
Lo stesso giorno, però, il Ministero della pubblica sicurezza lanciava inchieste contro alcuni giornalisti, accusandoli di divulgare segreti e sfruttare le loro libertà democratiche per ledere beni dello Stato, di cittadini e organizzazioni.
A ottobre Nguyen Viet Tien, dopo 18 mesi di prigione, è stato rilasciato e processato di nuovo. Questa volta è stato dichiarato innocente. A maggio è stato riammesso nel Partito. Lo stesso mese sono stati arrestati i due giornalisti. Molti altri sono stati convocati e interrogati. Alcuni, per mostrare lealtà ed allontanare i sospetti, hanno pensato bene di fiancheggiare il regime nell’attacco ai cattolici, cittadini di seconda categoria.
La municipalità di Hanoi, intanto, si è tenuta i terreni dei quali la Chiesa rivendicava la proprietà. Ma è cambiata la loro destinazione: prima delle manifestazioni dei cattolici li aveva concessi ad un ristorante cinese e ad una ditta di confezioni, ora sono parchi pubblici.
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