Anche nell'islam si discute se è giusto uccidere l'apostata
Il caso di Abdul Rahman, l'afgano convertito al cristianesimo e per questo condannato a morte, non è solo una ulteriore evidenza delle differenze esistenti tra occidente ed islam, ma sta provocando un dibattito anche all'interno della società musulmana.
Sana (AsiaNews) - Uccidere o non uccidere chi lascia l'islam per un'altra religione? Un'indagine compiuta nello Yemen dimostra che neppure tra gli imam c'è univocità di vedute, anche se in maggioranza sono per la condanna a morte. Ancor meno convinti gli uomini d'affari ed i professionisti, pure islamici, ed il capo del maggiore partito islamico di opposizione, peraltro convinto che nessuno yemenita si trovi nella situazione di Rahman. E' Mohammed Qahtan, presidente del Partito Islah.
Cosa dice al momento la legge yemenita dell'apostasia?
Attualmente, secondo la legge gli apostati dall'Islam dovrebbero essere uccisi; in pratica, questa legge non viene applicata nel nostro Paese.
Personalmente, lei appoggia questa legge?
Francamente, no. Sono stupito dall'insegnamento dei cosiddetti studiosi che continuano a dire che all'apostata devono essere dati tre giorni per pentirsi del cosiddetto crimine e che, se rifiuta, deve essere ucciso. Le persone che credono a queste cose sono ferme nel tempo e devono svegliarsi davanti alla modernità.
Allora, se non è d'accordo, si propone in caso di vittoria politica di cambiare questa legge?
Al momento non abbiamo ancora considerato la questione.
Perché no?
Perché è irrilevante, nella realtà attuale dello Yemen. La verità è che casi del genere non avvengono, qui, e noi abbiamo questioni più urgenti e di maggiore preoccupazione.
Si chiama Khalid ed è un imam di Sana uno degli studiosi con i quali Qahtan potrebbe trovarsi in disaccordo. Per lui, nessun dubbio: l'apostasia è un crimine per l'Islam punibile solo con la morte.
Pensa che ad Abdul Rahman dovrebbe essere concessa l'amnistia e la libertà di vivere liberamente da cristiano?
No. Ha commesso un atroce crimine contro Allah e contro la umma [la società islamica] e merita di essere ucciso.
Il Corano dà una qualunque chiara indicazione che una persona del genere debba essere uccisa?
No. Ma in ogni caso gli Hadith [i detti del Profeta] che ci hanno trasmesso Abu Dawud e Bukhari forniscono le spiegazioni sufficienti su come si debba trattare l'argomento. Uno dei detti del Profeta registrati da Bukhari, ad esempio, dice: "Chiunque cambi la sua religione islamica, uccidetelo". Tra l'altro, nessun musulmano sano vorrebbe mai cambiare la sua fede.
Vuole dire che Abdul Rahman è insano di mente?
Sì. Deve esserlo.
Per contrasto, fra i settori commerciali e professionali della società yemenita, le interviste hanno ricevuto risposte molto più tolleranti e progressive. Ognuna di queste spiega molto semplicemente che non vi è alcun fondamento, nel Corano o nella tradizione islamica, secondo cui si deve uccidere un musulmano che si converte ad un'altra religione. Uno di loro ha qualificato la sua spiegazione: "L'apostata dovrebbe essere ucciso solo se in qualche modo rappresenta una minaccia fisica alla società islamica. Questo era il senso degli Hadith che parlano dell'argomento. In un altro senso, l'insegnamento dell'Islam di uccidere gli apostati si riferisce solo a chi cambia la sua religione e poi diviene una spia o prende in mano le armi per la causa del nemico".
Fra gli studenti universitari la questione è stata dibattuta con vivacità. Alcuni hanno difeso il diritto di Abdul Rahman a cambiare religione citando il versetto coranico che afferma: "Non vi è costrizione nella religione" (Sura 2:256). Un altro gruppo ha respinto questa interpretazione sostenendo che il versetto non difende in alcun modo il diritto di un musulmano all'apostasia, ma dice solo che una persona non può essere costretta con la forza a cambiare la sua religione. Questo gruppo ha sostenuto che diversi altri Hadith del Profeta, come quello già menzionato dall'imam, comandano con chiarezza che gli apostati come Rahman vengano uccisi.
Per contrastare questo punto, l'altro gruppo ha affermato che il Corano dovrebbe sostituire ogni presunto detto del Profeta che sia stato registrato nella Sunna.
Il dibattito sull'apostasia, come la controversia sulle vignette, non si svolge solo fra il mondo musulmano e l'Occidente, come qualcuno vorrebbe affermare, ma anche all'interno delle stesse società islamiche. La battaglia per la libertà religiosa continua.