Amritsar, il "Vaticano" dei sikh proibisce l'uso dei templi per scopi politici
I vertici del clero sikh hanno imposto un bando ad ogni tipo di manifestazione non religiosa nei pressi dei loro luoghi di culto. Islam ed induismo invitati a fare lo stesso, per aprire un nuovo capitolo di armonia religiosa.
Amritsar (AsiaNews) Il "Vaticano" della religione sikh ha proibito ieri manifestazioni, proteste e scontri nei pressi dei propri templi per "preservarne la santità" e per "indicare la via della pace". I vertici del clero sikh hanno invitato inoltre musulmani ed indù "a fare lo stesso, per aprire un nuovo capitolo di armonia religiosa e solidarietà fra gli uomini".
La decisione è stata presa dai più influenti predicatori del sikkhismo, che si sono riuniti presso l'Akal Takht uno dei più venerati luoghi di culto della religione per fermare "quegli uomini politici che usano la loro religione per infiammare la popolazione, manifestando o tenendo comizi nei pressi dei gurudwara [la "via del guru", ovvero i templi] sikh".
Fra i partecipanti, il rettore dell'Akal Takht - Giani Joginder Singh Vidanti ed altri influenti leader religiosi, che hanno motivato il bando con "la volontà di non alterare più l'aura spirituale dei luoghi di culto con sommosse di tipo politico: vicino ai nostri templi saranno d'ora in poi ammesse solo manifestazioni di tipo religioso".
Dopo la riunione, i sacerdoti sikh hanno emesso un messaggio comune che sottolinea come "la decisione riguarda non solo l'India, ma i templi sikh di tutto il mondo. Sarebbe meraviglioso se i leader di islam ed induismo prendessero una decisione simile alla nostra. Darebbe nuovo impulso all'armonia religiosa ed alla solidarietà fra gli uomini".
Granthi Nayab Singh, sacerdote sikh del Punjab, dice ad AsiaNews: "E' una decisione rivoluzionaria, che pone un limite a quei politici che cercano di usare la religione come pretesto per inscenare proteste di tipo sociale che nascondono interessi molto lontani dalla spiritualità".
Il riferimento è soprattutto ai moti del 1984, fomentati da un leader sikh che chiedeva l'indipendenza del Punjab da Delhi. Le proteste culminarono con l'omicidio dell'allora premier Indira Gandhi per mano di 2 guardie del corpo di religione sikh.
Per vendetta, la maggioranza indù sterminò circa 3mila civili e danneggiò uno dei luoghi centrali del sikhismo, il tempio d'Oro di Amritsar.