Almaty: timori per la sicurezza dietro lo scontro sullo sviluppo del nucleare
In Kazakhstan tiene banco, con dibattiti pubblici e confronti, il tema dello sviluppo di nuove centrali atomiche per rispondere al fabbisogno energetico. Le riserve di gas non bastano e l’Uzbekistan predilige il commercio con la Cina. I legami con Mosca e la prospettiva di un referendum pubblico fra la popolazione.
Mosca (AsiaNews) - Si è tenuta ad Almaty, la capitale meridionale del Kazakistan, una discussione pubblica molto animata sul progetto di costruzione di una nuova centrale nucleare. I relatori hanno spiegato la necessità di procedere per ottenere una fonte stabile di energia elettrica; tuttavia, dal pubblico si sono levate le voci di molti contrari, preoccupati per la sicurezza ecologica, la fattibilità economica e le tante possibili conseguenze delle attività della nuova centrale.
Come era stato promesso dal governo, sulla questione si apre la possibilità di confrontarsi pubblicamente in varie sedi (finora circa 20), come avvenuto nel palazzo Almatygenplan sul prospekt Abaj di Almaty fin dalle 9 del mattino del 26 agosto, in un auditorio strapieno soprattutto di anziani, sotto il controllo della polizia. Nelle prime file sedevano i rappresentanti del Consiglio sociale della metropoli, chiamati a sostenere i relatori inviati dal ministero dell’Energia, dall’Istituto per l’energia atomica e da quello per la fisica nucleare. Nel settore centrale sedevano gli ecologisti e altri cittadini sensibili al tema, che esponevano cartelli con le scritte “Il popolo del Kazakistan contro il referendum sull’Aes”, la centrale nucleare, e “Chi sostiene l’Aes è un nemico del popolo”.
Gulmira Mursalovaja, vice-direttrice del dipartimento per l’Energia atomica del ministero, ha cercato di spiegare con l’aiuto di immagini la necessità dell’iniziativa, confrontandola con i reattori già esistenti al mondo e indicando i valori dell’estrazione dell’uranio nel Paese, il materiale necessario per il carburante nucleare. Il direttore del Centro atomico nazionale, Erlan Batyrbekov, ha parlato del grave deficit energetico del Kazakhstan, che si può affrontare in tre modi: generazione idrica, carbonifera o atomica, la più adeguata. Il fisico Sajabek Sakhiev ha assicurato che non bisogna temere l’energia nucleare, e che nel suo laboratorio funziona un reattore sperimentale che da oltre mezzo secolo produce radioisotopi medici.
Gli interventi del pubblico hanno preteso di spiegare anche i rischi, oltre ai vantaggi, e alcuni chiedono perché non si possano costruire centrali alimentate a gas. Dalla presidenza si spiega che il gas non è sufficiente in Kazakhstan, e le speranze di ottenerlo dall’Uzbekistan sono molto poche, in quanto gli uzbeki vendono praticamente soltanto ai cinesi. Qualcuno accusa i responsabili della discussione di “aver soltanto organizzato una pubblicità per [Vladimir] Putin e le altre corporazioni atomiche”, considerato che il progetto sarebbe finanziato principalmente da Mosca. Molti ritengono che le centrali elettriche già in costruzione siano sufficienti, alimentate dal gas prodotto nel Kazakistan occidentale, che “viene comunque dalla Russia”.
Il governo assicura che la partecipazione ai finanziamenti verrà diversificata, e oltre alla Russia vi saranno anche compagnie dalla Francia, Corea del sud e Cina. Per alcuni le centrali nucleari “sono affari di Paesi più potenti economicamente e più avanzati tecnologicamente”, e sarebbe più adeguato modernizzare le centrali già esistenti, diverse delle quali sono ormai sull’orlo della chiusura definitiva. Tra i presenti molti hanno comunque espresso la loro sfiducia nel governo di Astana: “È da quando andiamo a scuola che ci ripetono che ce la faremo, si fanno proclami e manifestazioni, ma siamo sempre allo stesso punto” ha detto il giovane Berikbol, che afferma “voglio costruirmelo io il mio futuro!”.
Il direttore della compagnia “Centrali nucleari del Kazakistan”, Timur Žantikin, ha infine spiegato che i costi del progetto variano tra gli otto e gli 11,5 miliardi di dollari, senza dare spiegazioni dettagliate, ricordando che la centrale Akkuju costruita di recente in Turchia con la compagnia russa Rosatom è costata 25 miliardi di dollari. Le tariffe dipendono da molti fattori: la centrale turca produce a 12,25 cent per kWh, mentre in Usa la tariffa è di tre cent e in Cina di sei. Alla fine delle discussioni, probabilmente in autunno, è previsto un referendum in tutte le regioni, ma la data è ancora in sospeso, cercando di svolgerlo in un clima “costruttivo”, come ha affermato il presidente Kasym-Žomart Tokaev.