Alla Pontificia Accademia delle scienze sociali lo sguardo di Cina e India
Il 27 e 28 giugno filosofi, giuristi ed economisti di Pechino, Shanghai e Mumbai in Vaticano per un confronto sugli Obiettivi di sviluppo fissati dall'Onu. Il prof. Riccardo Pozzo, tra gli organizzatori del workshop, ne spiega il senso ad AsiaNews: "La pace perpetua di Kant funzionale all'industria e al commercio nel XXI secolo non basta più. Servono basi più profonde da cercare insieme".
Roma (AsiaNews) - Un nutrito gruppo di intellettuali europei, americani e australiani, riuniti insieme a loro colleghi cinesi e a qualche voce indiana nel cuore del Vaticano. Due giorni di sessioni per riflettere sulle grandi sfide del mondo di oggi a partire dal punto di vista di Cina e India, sempre più protagoniste sulla scena globale. È l’appuntamento del tutto inedito che la Pontifica Accademia delle scienze sociali ha convocato presso la sua sede alla Casina Pio IV per il 27 e 28 giugno. “Dialogo tra civiltà sui beni comuni” è il tema del workshop che vedrà intervenire anche studiosi di prestigiosi atenei e think tank di Pechino e Shanghai.
Il prof. Riccardo Pozzo - filosofo dell’Università di Tor Vergata a Roma, membro della Pontificia Accademia delle scienze sociali - ha lavorato all’organizzazione di quest’evento e ne spiega il senso ad AsiaNews: “L’obiettivo - racconta - è aiutare a comprendere la Cina e l’India dal loro punto di vista. Questo workshop vuole promuovere un dialogo significativo e sostenibile e una cooperazione orientata a raggiungere dei risultati. L’idea è quella di riunire scienziati, economisti, sociologi e filosofi in una prospettiva globale per affrontare la sfida del raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, i traguardi comuni indicati dall’Onu per il futuro prossimo e che sono al centro anche delle attività della Pontificia Accademia delle scienze sociali. Si pensi al cambiamento climatico, alla sostenibilità, all’innovazione sociale, all’istruzione, all’assistenza sanitaria e alla rigenerazione urbana, all’emancipazione delle donne e dei giovani, alle strategie di specializzazione per lo sviluppo regionale”.
A fare da apripista in questo sforzo è stato il prof. Jeffrey Sachs, economista americano che dal 2021 papa Francesco ha voluto nell’accademia vaticana e che ha alle spalle una lunga collaborazione con le istituzioni di Pechino (tuttora è consulente della China Development Research Foundation, un centro studi pubblico che in Cina si occupa di buon governo e sviluppo). “Le voci che parteciperanno alla riflessione di questi giorni - spiega Pozzo - sono state individuate coinvolgendo membri della Pontificia Accademia delle scienze sociali come il prof. Stefano Zamagni, Sachs, io stesso. Ringraziamo anche il dr. Steve Howard, presidente della Global Foundation, per aver aderito a questo progetto. Quanto al prof. Bai Tongdong (il primo cinese nominato da papa Francesco in questo organismo vaticano all’inizio di questo mese ndr) è stato designato quando la preparazione del simposio era in pieno svolgimento: attendiamo con ansia il suo contributo nel prossimo futuro”.
Nella prima sessione, introdotti dal card. Peter Turkson, cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze sociali, a confrontarsi su che cosa siano i “beni comuni” e come salvaguardarli saranno il cinese Henry Wang, fondatore e presidente del Center for China and Globalization, l’indiana Aparna Tandon, esperta di conservazione dei beni culturali e l’economista italiano Enrico Giovannini. Seguiranno una serie di panel dedicati alla riflessione specifica su ciascuno degli Obiettivi fissati dall’Onu per il 2030. Nell’ultimo confronto - quello dedicato a “Pace, giustizia e istituzioni forti” (Obiettivo 16 nell’agenda dell’Onu) - le voci cinesi che interverranno saranno quelle del filosofo Yang Guorong, della East China Normal University, che guarda a questi temi da una prospettiva metafisica, e del giurista Rupert Li.
“Il grande fondamento teorico per la ricerca della pace nel XX secolo - commenta Pozzo - è stato il trattato di Kant ‘La pace perpetua’. Quel testo, in sostanza, diceva: vogliamo la pace perché l’industria e il commercio ne hanno bisogno. Oggi nel XXI secolo sappiamo che questo non basta più: il mondo ha bisogno della pace, la terra ha bisogno della pace. È una prospettiva molto più grande, che dobbiamo aiutarci insieme a perseguire in una prospettiva olistica”.
Ma è possibile - domandiamo – un dialogo franco su questi temi prescindendo da dati di fatto spinosi come la dura repressione di ogni forma di dissenso in Cina o le violenze contro le minoranze in India? “L’opuscolo preparato per il workshop - risponde il prof. Pozzo - chiarisce che i prerequisiti etici per un vero dialogo sono la libertà e l’uguaglianza, entrambi citati nel documento della Congregazione per l’Educazione cattolica a cui facciamo riferimento e nelle encicliche papali. Ma la Pontificia Accademia per le scienze sociali non è certo un organismo in grado di influire sulle singole decisioni del governo della Repubblica Popolare Cinese o sull’atteggiamento dell’India verso le minoranze”.
Il confronto sfocerà nell’elaborazione di un testo comune: “Cerchiamo sempre di chiudere i nostri lavori con una dichiarazione conclusiva e lo faremo anche questa volta”, riferisce Riccardo Pozzo. Ma il workshop vuole comunque essere solo l’inizio di un percorso: la riflessione andrà avanti soprattutto in ambito universitario, con alcune iniziative che stanno già partendo: “A Tor Vergata la pastorale universitaria ha indetto un concorso sulla sostenibilità. All’Università La Sapienza sono stati coinvolti i dottorandi in studi cinesi; altre iniziative, poi, stanno coinvolgendo il Pari Center for New Learning, attivo da vent’anni a Civitella Paganico in Toscana”.
31/07/2021 09:21
07/02/2018 10:33