Aleppo rischia la “distruzione totale”. Riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza Onu
L’incontro avviene su richiesta della Russia. In videoconferenza l’inviato speciale per la Siria racconterà gli ultimi, allarmanti sviluppi. Per Staffan de Mistura entro Natale la città rischia la devastazione, con migliaia di civili morti e feriti. L’appello ai jihadisti di al Nusra: “Pronto ad accompagnarvi di persona” fuori dalla città.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Su richiesta della Russia, si riunisce oggi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York per discutere del conflitto siriano. Un incontro caldeggiato dal Cremlino, dopo le notizie allarmanti lanciate dall’inviato speciale Onu per la Siria. Secondo Staffan de Mistura, infatti, il settore est di Aleppo rischia la “distruzione totale” nei prossimi mesi se continuerà la campagna aerea congiunta di Mosca e Damasco. Sarà lo stesso de Mistura, collegato in videoconferenza da Ginevra (Svizzera) a illustrare la situazione sul terreno.
Ieri l’inviato speciale Onu per la Siria era tornato a parlare della situazione di Aleppo, ex capitale economica e commerciale oggi divisa in due settori: quello orientale in mano ai ribelli e ai jihadisti, in cui vivono 275mila persone; e la zona occidentale, con oltre un milione di abitanti, controllata dal governo di Damasco.
A destare particolare apprensione il settore est, nelle ultime settimane oggetto di una massiccia campagna di bombardamenti aerei sferrata dall’aviazione russa e dai caccia siriani, mentre sul terreno l’esercito di Damasco avanza nei quartieri ribelli. Secondo de Mistura entro due mesi l’area potrebbe subire una “distruzione totale” e migliaia di persone - soprattutto civili - resteranno uccise.
Per questo egli ha lanciato un appello ai vertici di Siria e Russia, perché con l’obiettivo di eliminare le milizie ribelli e i gruppi jihadisti non finiscano per “devastare la città”. Da qui la decisione di Mosca di richiedere la convocazione d’urgenza del Consiglio di sicurezza Onu.
“Migliaia di civili siriani, non di terroristi - ha aggiunto l’alto diplomatico delle Nazioni Unite - resteranno uccisi e molti altri feriti”. Questo è quanto “il mondo vedrà, mentre ci appresteremo a celebrare le festività di Natale, o la fine anno, se [le violenze] continueranno con questa portata”.
Egli ha infine aggiunto che le Nazioni Unite non resteranno “passive, rassegnate” nell’assistere ad un altro genocidio, come è avvenuto in passato a Srebrenica o in Rwanda.
Lo sforzo della diplomazia Onu e internazionale - finora senza grossi risultati se si eccettuano brevi periodi di tregua - mira ad arginare un conflitto quinquennale che ha causato, secondo le stime aggiornate, oltre 300mila morti (di cui 87mila civili) e milioni di profughi. Nella sola Aleppo nelle ultime due settimane sono morte 376 persone e altre 1266 sono rimaste ferite.
L’emergenza siriana ha anche originato una catastrofe umanitaria senza precedenti, che ha coinvolto le nazioni della regione fino a toccare le coste del Mediterraneo.
In risposta alle parole dell’inviato speciale Onu, Russia e Siria precisano che il loro sforzo militare è teso a sradicare da Aleppo la presenza dei miliziani di Jabhat Fateh al-Sham, conosciuti in passato come Fronte di al Nusra, emanazione locale di al Qaeda. Ma secondo quanto riferisce de Mistura su 8mila combattenti presenti nella metropoli del nord, solo 900 farebbero parte di al Nusra.
Il diplomatico si è anche offerto di “accompagnarli fisicamente” e “di persona” fuori dalla città, se questo può servire ad alleviare il dramma della popolazione. Rivolgendosi direttamente ai miliziani, egli ha affermato: “Se decidete di andarvene in modo dignitoso… Sono pronto ad accompagnarvi fisicamente di persona”, per mettere fine ai bombardamenti e consentire l’ingresso di aiuti umanitari da consegnare a una popolazione allo stremo.
Da ultimo, de Mistura ha rivolto un monito personale a Siria e Russia. Sarà la storia a giudicarvi, ha concluso, nel caso in cui continuerete ad usare la presenza dei jihadisti ad Aleppo “come alibi per distruggere un’intera città”.