12/11/2015, 00.00
IRAQ
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Al via l’offensiva dei peshmerga curdi contro lo Stato islamico per riconquistare Sinjar

Almeno 7.500 militari sono impegnati nell’operazione. L’attacco di terra, cui partecipano anche milizie yazide, è sostenuto dai raid aerei della coalizione Usa. L’obiettivo è tagliare ai jihadisti la principale via di comunicazione fra Mosul e la Siria. L’offensiva in programma da tempo ma rimandata per le condizioni meteo e i contrasti interni ai vari gruppi.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Questa mattina le milizie curde irakene hanno lanciato una imponente offensiva contro i combattenti dello Stato islamico (SI) nella città di Sinjar, situata su una delle principali vie di comunicazione usate dai jihadisti per i rifornimenti. Ezzeddine Saadun, generale di brigata, conferma che “l’attacco è iniziato alle 7 del mattino, e le forze peshmerga (curde) sono avanzate in più direzioni per liberare il centro del distretto di Sinjar”. Testimoni locali parlano di colonne di fumo che si alzano dalla città, provocate dai raid aerei dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti e dai colpi di mortaio dei curdi. 

La città di Sinjar, nella provincia di Ninive, si trova lungo una delle principali vie usate dai jihadisti per il rifornimento di armi, scorte e materiali da guerra; la strada collega Mousl, roccaforte dello SI in Iraq, con la Siria dove i miliziani controllano ampie porzioni di territorio. Spezzare questo legame rappresenterebbe un duro colpo per Daesh [acronimo arabo dello SI], che vedrebbe molto limitata la possibilità di muovere guerriglieri e mezzi da un Paese all’altro. 

Secondo quanto riferiscono i vertici del Consiglio di sicurezza della regione curda, all’offensiva sferrata oggi contro i jihadisti partecipano almeno 7.500 peshemrga, con l’obiettivo dichiarato di riconquistare Sinjar “e creare un cuscinetto che garantisca protezione e sicurezza agli abitanti”. Lo Stato islamico ha assunto il controllo della zona nell’agosto 2014. 

Di recente i vertici del “Califfato” avrebbero inviato almeno 600 unità a rinforzare la difesa della città, in vista di un possibile attacco dei curdi sostenuti dalla coalizione a guida Usa. Questo intervento militare era atteso da settimane, ma più volte rimandato dal maltempo e da contrasti fra i vari gruppi curdi e yazidi presenti nella zona. 

L’offensiva è seguita con attenzione dal presidente del Kurdistan irakeno Massoud Barzani e partecipano anche combattenti yazidi, desiderosi di vendicare le violenze subite e cacciare i jihadisti. 

Fin dai primi giorni i terroristi islamici hanno iniziato a uccidere e abusare dei membri della minoranza religiosa presente nella zona. Gi yazidi sono un gruppo monoteista che racchiude diversi elementi presenti in altre fedi; per questo sono considerati eretici dallo Stato islamico e i suoi seguaci degli infedeli. In migliaia hanno abbandonato le loro case e i territori, cercando rifugio nel Kurdistan irakeno.

Le violenze compiute dai jihadisti contro gli yazidi sono state definite dalle Nazioni Unite alla stregua di un genocidio. Fra gli episodi più drammatici di questa guerra, il lungo assedio dei fondamentalisti islamici contro migliaia di uomini, donne, anziani e bambini intrappolati sull’omonimo monte che domina la città; liberare gli yazidi dall’assedio è una delle ragioni che ha spinto Washington lo scorso anno a lanciare attacchi aerei contro lo SI in Iraq.

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