26/09/2013, 00.00
RUSSIA
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Al Forum sull'Artico, Mosca si lancia nella conquista industriale del Circolo polare

Chiusa la due giorni dedicata allo sviluppo dell'Artide e alla sicurezza ambientale. Il presidente Putin annuncia che è tempo di una svolta industriale della regione, scrigno di idrocarburi e al centro di nuove rotte di navigazione. Le autorità rassicurano gli ambientalisti: saranno usate solo le tecnologie più innovative e con standard ecologici.

Salekhard (AsiaNews) - E' arrivato il momento per una svolta industriale nell'Artico, che dovrà avvenire nel pieno rispetto dell'ambiente. Mentre continua la polemica seguita all'arresto dei 30 attivisti di Greenpeace che protestavano contro le trivellazioni di Gazprom nel mare di Pechora, il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato questo messaggio dal Forum internazionale "Artico-terra di dialogo", chiusosi il 25 settembre a Salekhard.

Nell'unica città posta esattamente sul circolo polare artico - capoluogo di quello che è considerato lo scrigno degli idrocarburi russi, lo Yamalo-Nenets (Siberia occidentale) - per due giorni oltre 370 esperti, scienziati, politici e businessman si sono confrontati sul tema della "sicurezza ambientale" nell'Artide. La zona, a causa dello scioglimento dei ghiacci, è diventata mira degli appetiti geostrategici ed economici di diversi Paesi tra cui Cina, Usa, Canada, Norvegia, Islanda, Finlandia e Russia, che preme per giocare il ruolo di leader nell'estrazione petrolifera e di gas nell'area. Secondo le stime dello U.S. Geological Survey, sotto il circolo polare artico si trova il 22% delle riserve mondiali inesplorate di petrolio e gas naturale. I cambiamenti climatici hanno reso questi giacimenti più accessibili, oltre che ad aprire le cosiddette "rotte del nord", che accorciano i tempi e rendono più economici il trasporto merci via mare.

Mosca sta pianificando un ambizioso sviluppo della sua piattaforma artica, che secondo il ministero delle Risorse naturali contiene oltre 80 miliardi di tonnellate di petrolio e gas - e nutre fondate speranze di attirare nel progetto le compagnie straniere, con competenze, tecnologie e disponibilità finanziaria adeguata all'impresa, come ha dichiarato lo stesso Putin al Forum.

Nonostante i timori degli ambientalisti, per la possibile distruzione del fragile ecosistema artico e l'incolumità delle minoranze etniche che abitano quelle terre, il capo del Cremlino ha dichiarato che è impossibile fermare lo sviluppo dell'Artico. Allo stesso tempo, ha garantito che questo avverrà nel pieno rispetto dell'ambiente, grazie all'utilizzo delle più moderne tecnologie.

La Russia possiede un terzo di tutti i territori artici ed è stato il primo Paese, negli anni '70, a iniziare in questa area la produzione di idrocarburi, andata via via sempre più crescendo. Finora sono stati scoperti oltre 1000 giacimenti di petrolio e gas, ma anche depositi di diamanti e metalli rari. Solo due compagnie statali, Rosnefet e Gazprom, sono autorizzate a lavorare sulla piattaforma artica: mentre Gazprom opera per lo più con le proprie risorse, Rosneft sta cercando di attrarre partner stranieri. Con alcuni di loro, come Eni, Statoil ed ExxonMobil, ha già firmato accordi di collaborazione.

"Il mare di Barents ha grandi possibilità - ha detto Jan Hegel Skogen, presidente di Statoil Russia, tra i partecipanti al Forum di Salekhard - con Rosneft abbiamo elaborato un programma per esplorazioni su vasta scala in quest'area e triplicato il budget per queste operazioni". "La Russia spera che la piattaforma artica apra nuove prospettive per lo sviluppo energetico del Paese", ha dichiarato il ministro per le Risorse naturali, Donskoi, il quale ha fatto eco a Putin assicurando che verrà rispettato l'equilibrio tra attività economica e protezione ambientale. Il ministro ha ricordato che sono stati già stanziati 700 milioni di rubli (21,7 milioni di dollari) per la sicurezza ambientale e altri 1,4 milioni (40 milioni di dollari) per lo smaltimento di scarti industriali.

Il responsabile della Difesa, Serghei Shoigu - anche capo della Società geografica russa che organizzava il Forum - ha promesso che entro il 2020 verranno, inoltre, creati altri due parchi naturali e una zona protetta. A questo, va aggiunta la legge entrata in vigore lo scorso 1 luglio e che obbliga le compagnie petrolifere a prendersi la responsabilità di qualunque tipo di fuoriuscita.

A riprova dei piani espansivi di Mosca sull'Artico, Donskoi ha anche annunciato che la Russia intende presentare alla Commissione Onu per il diritto del mare la richiesta di vedersi riconosciute altre terre. Per la precisione, la dorsale Lomonosov e quella Mendeleev, su cui già nel 2001 aveva avanzato pretese, e che secondo Mosca sono collegate alla sua piattaforma.

Per quanto riguarda le nuove "rotte del nord", anche qui le autorità russe hanno intenzione di incoraggiare la partecipazione di partner stranieri nei loro progetti, per lo più attraverso programmi di agevolazioni fiscali. "Renderemo redditizio lavorare nella regione artica, nonostante le sue dure condizioni", ha poi aggiunto Donskoi. (N.A.)

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