Al Congresso nazionale dei Cattolici rieletta la leadership dell'era di Jiang Zemin
Hong Kong (AsiaNews) "È la vecchia linea di Jiang Zemin, che riafferma uno stretto controllo sulla vita della chiesa; la paura dei contatti con l'estero; l'elogio dell'autonomia, che significa schiavitù ideologica al partito". Fonti ecclesiali ad Hong Kong hanno valutato così per AsiaNews le conclusioni dell'incontro nazionale dei Rappresentanti cattolici cinesi, avvenuto a Pechino dal 7 al 9 luglio scorsi.
L'incontro dei vertici rappresentativi della Chiesa (vescovi) e dell'Associazione Patriottica, era programmato per il 2003. A causa dell'epidemia di Sars esso è stato posticipato a questi giorni. All'incontro tenutosi in un albergo di Pechino hanno partecipato 265 rappresentanti di almeno 31 province e regioni autonome. Fra i partecipanti vi erano solo 40 vescovi: un numero sparuto che, anche su questioni di fede, deve sostenere le votazioni della "maggioranza", e cioè i rappresentanti spesso atei delle Associazioni Patriottiche provinciali, insieme a qualche decina di preti e suore.
Mentre nel 2003 la Cina ha fatto il passo verso la cosiddetta Quarta Generazione (Hu Jintao e Wen Jiabao), la "nuova" leadership dell'Associazione Patriottica (AP) e del Consiglio dei Vescovi cinesi (CVC) rimane ancorata alla "terza generazione", quella di Jiang Zemin. E infatti Michele Fu Tieshan, vescovo patriottico di Pechino, è stato riconfermato presidente dell'AP; Liu Yuanren, vescovo patriottico di Nanchino, è stato rieletto presidente del CVC; Antonio Liu Bainain, laico, è stato riconfermato vicepresidente dell'AP.
Durante i 3 giorni di raduno, i rappresentanti cattolici hanno potuto ascoltare Ye Xiaowen, direttore dell'Ufficio governativo per gli affari delle religioni. Nel suo discorso, Ye, anch'egli della terza generazione, ha sottolineato che indipendenza e autonomia della Chiesa (da Roma); gestione democratica delle decisioni; addestramento di una nuova leadership nella chiesa sono i principali obiettivi per la Chiesa cattolica in Cina.
L'anno scorso Ye è stato il grande fautore di una nuova strutturazione della Chiesa e della sua "gestione democratica" facendo approvare 3 documenti sulla amministrazione della Chiesa: in ogni organismo parrocchiale, convento, episcopio vi è un comitato i cui membri - molto spesso degli atei - ai voti decide le nomine dei vescovi, dei parroci, il curriculum studi di seminari e dei conventi, l'amministrazione economica delle diocesi e parrocchie. Naturalmente i comitati rispondono più agli ideali del partito comunista che a quelli della missione cristiana.
A riaffermare il controllo del Partito sulla vita della chiesa, si è aggiunto anche Jia Qinglin, potente membro del Comitato Permanente del Politburo (anch'egli amico di Jiang Zemin). Incontrandosi con i rappresentanti cattolici il 9 luglio scorso, presso la Grande Sala del Popolo, egli ha sottolineato i principi di autonomia, indipendenza, auto-amministrazione quali criteri base della Chiesa. E ha puntato su "auto-elezioni e auto-ordinazione" come metodo per la elezione dei vescovi, da non cambiare in modo assoluto.
La riaffermazione dei metodi "autonomi" nella elezione episcopale è una velata confessione di sconfitta: sempre più vescovi della chiesa ufficiale rifiutano compromessi e accettano l'ordinazione solo se vi è l'approvazione vaticana.
Le fonti ecclesiali di Hong Kong commentano: "Questa leadership che afferma ancora il controllo sullo stile di Jiang Zemin non si rende conto che la Chiesa e la società cinese stanno andando da tutt'altra parte. Questo incontro e i suoi risultati sono gli ultimi rantoli di uno stalinismo che muore".
Al raduno è stata accettata la clausola che non è permesso assumere cariche nell'AP e nel CVC a membri che abbiano superato gli 80 anni. Per questo, si sono ritirati i vescovi Aloysius Jin Luxian di Shanghai; Bernardino Dong Guangqing di Hankou; Yu Chengcai di Haimen, tutti con 80 anni compiuti. Hanno rinunciato anche il vescovo Antonio Tu Shihua di Hanyang e Liu Jinghe of Tangshan, entrambi di 83 anni.
Fra le discussioni tenutesi, una delle più importanti è stata quella sul finanziamento delle chiese. Per la prima volta si sono messe in luce i vari modi con cui la Chiesa cattolica cinese si auto-finanzia: affitto di proprietà delle chiese; donazioni; sussidi governativi.