07/10/2021, 08.53
ISRAELE - PALESTINA
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Al-Aqsa, giudice israeliano autorizza la preghiera (silenziosa) agli ebrei

Riconosciuto il diritto alla preghiera in seguito a una denuncia presentata dal rabbino Aryeh Lippo. Per la Giordania è una “seria violazione” dello status quo. Ministro palestinese attacca: decisione “senza precedenti” che costituisce una “flagrante aggressione”. In aumento le pressioni dell’estrema destra israeliana per l’occupazione del sito.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Con una decisione per molti aspetti storica (e controversa), ieri un tribunale israeliano ha stabilito che la “preghiera silenziosa” degli ebrei nel complesso della moschea di al-Aqsa (che per gli ebrei è il monte del Tempio) a Gerusalemme est non è “un atto criminale”. A riferirlo è il canale israeliano Channel 7, vicino alla destra nazionalista ebraica, secondo cui il giudice Bilha Yahalom della procura della città santa ha sancito che una preghiera silenziosa non costituisce violazione alla legge e ai dettami della polizia, per questo non può essere considerata reato. 

La sentenza è legata a una denuncia presentata ai magistrati dal rabbino Aryeh Lippo, il quale contestava un divieto imposto dalle forze dell’ordine alle visite e alla preghiera nel complesso conteso da ebrei e musulmani, considerato terzo luogo per importanza dell’islam. Il giudice ha stabilito che il rabbino possa tornare nel sito e svolgere regolarmente le sue preghiere. 

Ai fedeli ebraici è consentito di accedere al complesso di al-Aqsa, che per loro è il monte del Tempio, ma non è permesso di fermarsi e pregare. La Giordania, custode del sito attraverso il gruppo Waqf dal 1948, ha condannato con forza la decisione, sottolineando che solo i membri della fondazione musulmana possiedono l’autorità legale per amministrare e decidere controversie relative ad al-Aqsa. “La sentenza - sottolinea una nota del portavoce del ministero giordano degli Esteri - è una seria violazione dello status storico e giuridico della moschea di al-Aqsa”. L’omologo palestinese parla di “decisione senza precedenti [che] costituisce una flagrante aggressione”.

Negli ultimi anni il numero di fedeli ebraici che pregano in modo quieto e silenzioso nell’area è aumentato, nonostante l’accordo di lunga data fra autorità giordane (che supervisionano il complesso) e governo israeliano che ne vieta la pratica. Al contempo si rafforzano le pressioni di gruppi dell’estrema destra che intimano al governo israeliano di assumere il pieno controllo di al-Aqsa, considerandolo un sito sacro solo per il mondo ebraico. Essi hanno a più riprese marciato provocatoriamente nell’area, alimentando la tensione e innescando violente proteste dei musulmani cui spesso viene impedito l’ingresso da parte delle forze di sicurezza israeliane.

Durante l’ultima festività ebraica della Pasqua il complesso ha registrato una serie di incidenti e di violazioni dello status quo, compresa la lettura ad alta voce della Torah in loco. Incidenti e scontri hanno alimentato le tensioni fra i due fronti, sfociate nella sanguinosa guerra lampo di 11 giorni del maggio scorso a Gaza, costata centinaia di vittime. A settembre migliaia di israeliani hanno fatto irruzione nel complesso dopo la fine della festa ebraica di Sukkot. Agli attivisti si sono uniti membri di spicco dei media israeliani, ministri del governo, membri della Knesset (il Parlamento israeliano) e alti funzionari israeliani.

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