Aids “piaga sociale”: per combatterla, educare i giovani
di Nirmala Carvalho
In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, che ricorre il prossimo 1 dicembre, il segretario esecutivo della Commissione slute della Conferenza episcopale indiana spiega ad AsiaNews le strategie messe in atto dalla Chiesa per fermare il virus dell’Hiv. Sacerdote impegnato nella cura: il vero male sono ipocrisia ed emarginazione dei malati.
Mumbai (AsiaNews) – La cosa più importante nella lotta contro l’Aids “è che non si deve mai dimenticare che non si parla di numeri e di statistiche, ma di persone che, con dignità, combattono questa malattia. Per fermarla dobbiamo combattere i sintomi, ma attaccare in maniera aggressiva soprattutto nel campo della prevenzione, vero metodo per far sparire dal mondo questa piaga”. Lo dice ad AsiaNews p. Alex Vadakumthala, segretario esecutivo della Commissione salute della Conferenza episcopale Indiana (Cbci), in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids che ricorre il prossimo 1 dicembre.
Secondo il sacerdote, “la Chiesa indiana ha circa 5mila centri medici sparsi per tutto il Paese, per la maggior parte centri di maternità, che combattono contro la trasmissione del virus dell’hiv. Dobbiamo affrontare con urgenza il problema del contagio fra madre e figlio, e quello che avviene nelle coppie. Eppure, il nostro bersaglio primario sono i giovani”.
La Chiesa locale, infatti, ha lanciato un tema per l’anno prossimo: “I giovani guideranno il nostro futuro – Il futuro è adesso!”. Per p. Vadakumthala, questo “significa che l’intera comunità ha il compito e la responsabilità di crescere giovani in grado di affrontare le sfide ed i pericoli di questa vita. Fra questi, l’Aids ha un posto di primo piano”. Per fare questo, conclude, “bisognerà cambiare la nostra società, che deve insegnare i valori del rispetto, della fedeltà e della famiglia. Gli adulti devono dare il giusto peso a questo ruolo di guide e maestri, perché i giovani si trovano per natura ad un punto di svolta della loro esistenza, e sta a noi fargli imboccare la strada giusta”.
P. Vm Thomas, direttore dell’Istituto Don Bosco di Guwahiti (dello Stato orientale dell’Assam), riprende il tema della malattia: “La questione Aids, nella parte est dell’India, ha assunto proporzioni allarmanti. Il nostro timore principale è il contagio per i giovani fra i 18 ed i 35 anni, il gruppo più a rischio. Dopo 30 anni di missione con i malati, ritengo che le responsabilità di questo aumento siano da imputare alla mancanza di controllo in famiglia ed al bombardamento dei media, che ‘sfidano’ i giovani ad essere già adulti”.
Quello dell’Aids, conclude il sacerdote, “non è soltanto un problema medico, ma è una sfida sociale che mette in pericolo lo sviluppo nazionale. In India i veri danni vengono compiuti non dalla malattia, ma dall’emarginazione e dall’ipocrisia che affliggono chi ne viene contagiato. Questo virus è un killer silenzioso: se non aiutiamo in nostri giovani adesso, ci distruggerà”.
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