Accuse di “immigrazione illegale” per chi marcia verso il Tibet
di Nirmala Carvalho
I dissidenti tibetani denunciano ad AsiaNews: accuse pesantissime e senza senso per chi è in marcia verso il Tibet. Atteso il rilascio di 31 attivisti, mentre altri dieci rischiano il carcere duro.
Reckongpeo (AsiaNews) – La polizia indiana ha deciso di rilasciare 31 attivisti tibetani che erano in marcia verso la loro madrepatria, ma “ha incriminato gli altri 10 con delle accuse pesanti ed assolutamente esagerate. Sono indagati per essere entrati nel Paese senza permesso e per aver cercato di accedere a delle zone proibite. Rischiano molto”.
È la denuncia fatta ad AsiaNews da Tsering Choedup, coordinatore per l’Asia del Tibet Support Network, organizzazione internazionale che cerca l’indipendenza del Tibet dalla Cina. Secondo l’attivista, “gli arrestati sono comunque ottimisti. Ho parlato con alcuni di loro, e mi dicono di voler continuare il loro viaggio. Gli arresti e le accuse cadranno”. Per Choedup, inoltre, “il passaggio della torcia olimpica a Lhasa, la capitale del Tibet, è una dimostrazione dell’arroganza cinese. Vogliono mostrare il loro potere al mondo, e lo fanno utilizzando il simbolo olimpico. La loro natura è chiara, e noi non vogliamo far parte di questo gioco”.
Urgen Tenzin, direttore del Centro tibetano per lo sviluppo ed i diritti umani, racconta: “Durante il passaggio della torcia, l’intera Lhasa è stata invasa da truppe para-militari che hanno raggiunto i battaglioni già inviati in Tibet durante le proteste. I tibetani non hanno avuto il permesso di uscire dalle loro case. Tutti i gioranalisti dei 26 organi di informazione che hanno seguito l’evento erano scortati da agenti cinesi”.
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