Accuse al presidente ceceno Kadyrov per l’assassinio della giornalista Estemirova
Rapita a Grozny nella mattinata di ieri il suo corpo è stato ritrovato a Nazran in Inguscezia. Indagava sui crimini compiuti dai militari russi in Cecenia. Attivista per i diritti umani e insignita di numerosi premi, era considerata l’erede della Politkovskaya di cui era amica e collega.
Mosca (AsiaNewe/Agenzie) - “Io so e sono certo del colpevole dell’omicidio di Natalya. Il suo nome è Ramzan Kadyrov”. Oleg Orlov, presidente dell’ong Memorial, accusa il presidente della Cecenia dell’omicidio della giornalista Natalya Estemirova (nella foto) trovata uccisa ieri in Inguscezia. Sul sito dell’organizzazione per cui la donna lavorava (www.memo.ru) Orlov scrive che “Ramsan aveva già minacciato Natalya, l’aveva insultata e la considerava un suo nemico personale”.
Il presidente russo Medvedev si è detto “indignato” per l’omicidio e tramite il portavoce del Cremlino ha fatto sapere di aver dato ordine “all'ufficio del procuratore Alexander Bastrykin di fare tutto il possibile per investigare sull'assassinio". Ma l’omicidio della 50enne giornalista che da anni indagava sui crimini di guerra compiuti in Cecenia è già diventato un nuovo caso Politkovskaya che sta scuotendo la Russia.
La Estemirova è stata rapita e uccisa nella giornata di ieri. Prelevata a forza davanti alla sua casa a Grozny alle 8.30 di mattina, è scomparsa nel nulla sino a quando il suo corpo è stato ritrovato alle 4.30 nei pressi della città di Nazran, in Inguscezia.
La giornalista uccisa era stata insignita di numerosi riconoscimenti internazionali per le sua attività che copriva tutte le repubbliche del Caucaso. Nel 2004 il parlamento svedese l’aveva premiata con il Right Livelihood Award, conosciuto come il Nobel per la pace alternativo; nel 2005 aveva ricevuto il Premio Robert Schuman dal Parlamento europeo; nel 2007gli era stato assegnato il premio intitolato alla sua amica e collega Anna Politkovskaya.
La Estemirova era una delle figure più significative del giornalismo d’inchiesta russo e volto noto della ong Memorial, una delle organizzazioni più vecchie della Federazione impegnata nella difesa dei diritti civili sin dai tempi di Mikhail Gorbacev, per cui aveva iniziato a lavorare nel 2000.
Con la sua morte si allunga l’elenco di assassini di giornalisti e attivisti che hanno indagato e denunciato esecuzioni arbitrarie e violenze dei militari in Cecenia dall’inizio del conflitto tra indipendentisti ed esercito russo cominciato dopo la caduta dell’Unione Sovietica.
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