Accordo tra governo e maoisti: l’amnistia per i crimini di guerra indigna la popolazione
Il patto ritira le leggi che puniscono i crimini contro l’umanità come stupro, tortura, omicidio e sequestro. Il conflitto civile ha coinvolto forze del governo e ribelli maoisti. Il capo del partito maoista ha già 37 denunce pendenti. L’amnistia è a tutti gli effetti una resa ai maoisti, che avevano minacciato di togliere l’appoggio al governo.
Kathmandu (AsiaNews) – Il governo di Kathmandu, appoggiato all’esterno dal partito maoista, ha approvato un accordo che prevede di eliminare le leggi che puniscono i crimini di guerra commessi durante il conflitto civile (1995-2006). In questo modo coloro che si sono macchiati di crimini come stupro, omicidio, tortura e sequestri non potranno essere giudicati dalla Commissione varata di recente per raccogliere le denunce della popolazione civile. I difensori dei diritti umani sono indignati e hanno denunciato la “losca manovra” del governo e del suo alleato maoista, che nelle settimane scorse aveva minacciato di togliere l’appoggio al primo ministro. Secondo gli analisi, questa amnistia politica è a tutti gli effetti una resa di Kathmandu agli ex ribelli, nel tentativo di scongiurare la caduta del governo.
La decisione del governo ha acceso aspre polemiche nel Paese. Durata oltre 10 anni, la guerra civile in Nepal ha coinvolto forze governative e ribelli maoisti, entrambi macchiatisi di crimini contro l’umanità. Il conflitto ha provocato circa 17mila morti e 100mila sfollati e si è concluso con un accordo globale di pace firmato il 21 novembre 2006 davanti a Onu e comunità internazionale (il Comprehensive Peace Accord).
Ieri attivisti e difensori delle vittime hanno organizzato un sit-in di protesta di fronte all’ufficio del primo ministro Khadga Prasad Sharma Oli e hanno presentato un appello alla Corte suprema. Alcune vittime hanno anche minacciato di rivolgersi agli organismi internazionali, se la decisione non verrà ritirata subito.
L’accordo in nove punti prevede la depenalizzazione dei crimini di guerra entro 15 giorni. I.P. Aryal, presidente della Human Rights Organization (Huron)-Nepal, ha dichiarato: “La politica non deve interferire con la giustizia. Abrogare le leggi ed evitare le azioni legali porterà ad un aumento dell’impunità e dell’illegalità. La giustizia e i diritti umani non devono essere modificati per nessun motivo”.
L’accordo arriva a meno di un mese dall’inizio dei lavori della Truth and Reconciliation Commission (Trc), che sta raccogliendo le denunce dei familiari delle vittime. Rajani Chaudhari, che ha perso due fratelli, il marito e un cugino, dice: “Pretendo che il killer dei miei familiari sia imputato ad ogni costo e che la mia denuncia non venga respinta”.
Quello che più indigna i parenti delle vittime, è che l’accordo rende non più perseguibili i colpevoli di gravi crimini. Tra gli accusati vi è anche Pushpa Kamal Dahal, presidente del partito maoista ed ex premier, contro il quale sono state già registrate 37 denunce. Barsha Man Pun, segretario dell’UCPN-Maoist ha commentato: “Le organizzazioni umanitarie internazionali hanno provocato alcune persone contro di noi”. Il segretario ha poi ammesso che “durante la ribellione ci sono state delle vittime, ma bisogna considerarle alla luce degli eventi politici e non si deve pensare che gli individui siano responsabili”. “Se saranno raccolti i casi durante l’insurrezione – ha aggiunto –, allora tutti gli alti dirigenti maoisti verranno mandati in carcere, comprese le autorità di governo. Questo fermerà il processo di pace”.