Accordo “di principio” sul ritiro delle truppe Usa dall’Iraq
Gli americani comincerebbero a lasciare le città nel gungo 2009 e l’intero Paese nel 2011, ma “se le condizioni lo permetteranno”. Oggi il testo del documento viene sottoposto all’approvazione del Consiglio politico per la sicurezza nazionale di Baghdad.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - E’ “molto, molto vicino” un accordo tra Stati Uniti ed Iraq sul ritiro delle truppe americane dal Paese dei due fiumi. L’espressione usata ieri sera dal segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, e confermata dal suo omologo iracheno Hoshyar Zebari vuole indicare il superamento delle tensioni che nel recente passato si sono evidenziate su tale tema tra i due Paesi.
Secondo una anticipazione di fonte statunitense, l’accordo sul SOFA (Status of Forces Agreement) è “di principio”. Esso prevede l’inizio del ritiro degli americani dalle città irachene nel giugno 2009, “se le condizioni lo permetteranno”, frase che sicuramente susciterà contrasti tra gli esponenti politici iracheni più ostili alla presenza Usa, come Moqtada al-Sadr che ha invitato a manifestare contro la visita “molto sospetta” della Rice. Quanto al ritiro definitivo degli statunitensi, che attualmente hanno in Iraq circa 142mila uomini, informazioni di stampa parlano del 2011, ma la fonte americana si è rifiutata di confermare il dato.
Il piano elaborato in tre ore di discussioni tra la Rice ed il premier Nuri al-Malliki, spalleggiato da alcune personalità politiche di rilievo, sarà presentato oggi al Consiglio politico per la sicurezza nazionale, che riunisce il Consiglio presidenziale, il primo ministro ed i rappresentanti dei principali partiti iracheni. Il testo dell’accordo, sarà portato davanti al Parlamento che si riunisce il 9 settembre e, se approvato, dovrà essere ratificato dal Consiglio presidenziale, che riunisce uno sciita, un sunnita ed un curdo.
Alcune “riserve” sull’accordo sono riferite da Al Jazeera, secondo la quale “l’opinione pubblica è contraria in quanto considera gli americano “invasori”. Altre questioni riguarderebbero “l’immunità” dei soldati americani rispetto alle leggi irachene e lo status dei prigionieri delle truppe Usa.
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