A un mese dalle stragi, lo Sri Lanka commemora le vittime (Video)
Tutto il Paese si è fermato in ricordo dei 257 morti. Parenti e amici faticano a superare il dolore per la perdita dei propri cari. La signora Mary Selvamathy ha perso il marito e due figli. La 17enne Gloria: “Mio padre sanguinava, abbiamo chiesto aiuto, ma la gente era occupata a fare video e foto”.
Colombo (AsiaNews) – A un mese di distanza dagli attentati che lo scorso 21 aprile, domenica di Pasqua, hanno insanguinato il Paese, lo Sri Lanka si è riunito in preghiera nel ricordo delle 257 vittime. Cerimonie pubbliche e veglie hanno segnato tutta la giornata di ieri, mentre la popolazione fatica a comprendere i motivi della crudele violenza e a superare il dolore per la perdita di parenti e amici. Ad AsiaNews alcuni sopravvissuti affermano: “Abbiamo acceso candele per chiedere a Dio di cambiare la mente di coloro che hanno pianificato di distruggere invano la vita delle persone. Chiediamo al Signore di darci la forza di sopportare la sofferenza per i nostri cari defunti”.
Il 21 aprile scorso un gruppo di attentatori si è fatto esplodere in tre chiese e tre hotel di lusso di Colombo. Lo Sri Lanka così è ripiombato nel terrore, dopo un decennio di pace seguito alla guerra civile (durata quasi 30 anni).
A Kochchikade (Colombo) e Katuwapitiya (Negombo) si trovano due delle chiese colpite: la St. Anthony’s Church e la St. Sebastian Church. A Negombo le associazioni Sri Vimukthi Fisher Women Organization e National Fisheries Solidarity Movement (Nafso) hanno organizzato la preghiera di fronte il parco giochi di Muhandiram. A Colombo, dato che la chiesa è in fase di ristrutturazione ed è circondata da impalcature, la commemorazione si è svolta all’esterno, dove sopravvissuti, parenti e conoscenti delle vittime hanno acceso migliaia di candele.
Alcuni dei presenti sono dei sopravvissuti al massacro. Oggi vivono senza speranza e nella totale frustrazione. Come Mary Selvamathy, 56 anni, che nell’esplosione alla chiesa di Kochchikade ha perso il marito di 58 anni e gli unici due figli di 22 e 19 anni. “Mi ero allontanata di qualche fila – racconta – per vedere la statua di sant’Antonio. Ero proprio di fronte al santo quando c’è stata l’esplosione. Mi sono girata di scatto ma non riuscivo a vederli. Sono corsa nella loro direzione, ma erano a terra, con ferite e sangue ovunque. Qualcuno mi ha aiutato a portarli in ospedale, ma non ce l’hanno fatta. Sono rimasta sola. Non ho più speranza”. La signora tamil aggiunge: “Perché dovremmo vivere? Perché dovremmo continuare la nostra vita senza i nostri familiari, strappati via per l’errore e il disprezzo di altri?”.
Alla commemorazione a Kochchikade c’era anche Gloria, 17 anni, anch’essa sopravvissuta alla strage. Riferisce in lacrime: “Non volevo venire. Siamo venute solo per ricordare il nostro amato papà”. La ragazza è accompagnata dalla madre e dalla sorella 14enne. Racconta di aver perso conoscenza dopo l’esplosione della bomba: “Quando ho riaperto gli occhi ho visto mia sorella che strisciava verso di me e mio padre sanguinante. Non ce la faccio più a ricordare quel momento…il momento più triste in cui abbiamo perso il nostro caro padre”. Infine aggiunge: “Ho implorato che qualcuno ci aiutasse a portare nostro padre in ospedale, ma nessuno ha ascoltato il nostro pianto. C’erano uomini che [invece di prestare soccorso], filmavano e fotografavano la scena. È molto triste”.
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