18/01/2012, 00.00
ASIA
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A picco il Baltic Dry Index, segno di un grande calo dell’attività economica

di Maurizio d'Orlando
In tre anni è calato del 53 per cento. È un indicatore delle attività commerciali delle navi (concentrate oggi nel Pacifico), e segnala i trasporti di minerali e di granaglie. L’abbassamento significa un calo verticale dell’attività industriale in Asia, soprattutto della Cina.
Milano (AsiaNews) - Il Baltic Dry Index (BDI) ha toccato ieri un nuovo minimo a 1.013 punti (pti) , con un calo di meno 40 pti (-3,80%) rispetto alla chiusura precedente. Paragonato alla chiusura del 12 dicembre scorso a1930 pti, ultimo massimo relativo, il calo in 35 giorni è stato del 47,51 % mentre rispetto al massimo (toccato il 14 ottobre 2011, a quota 2173 pti) delle ultime 52 settimane il calo è stato del 53,38 %. La quotazione registrata ieri costituisce il minimo relativo a 3 anni. Si tratta dunque di un forte ed improvviso calo in verticale. Lo segnaliamo perché è indicativo di una forte contrazione dell’attività economica di base nei Paesi asiatici dell’area del Pacifico, Cina in testa.

Un tonfo simile si è verificato nel 2008, anche se allora le proporzioni sono state più vistose di quelle finora verificatesi. Il 20 maggio di quell’anno il BDI aveva toccato il livello di 11.793, il massimo assoluto dal 1985, quando era stata inaugurata la rilevazione del BDI. Il minimo assoluto è stato toccato sei mesi dopo (nel pieno della crisi post Lehman) il 5 dicembre del 2008 a quota 663 pti, con un calo del 94 % dal massimo.

Per comprendere il significato di questo dato occorre una prima semplice spiegazione riguardo la terminologia: il Baltic Dry Index, non ha niente a che fare con il mar Baltico di oggi – duecento settanta anni fa, nel 1744, sì – perché il grosso dell’attività relativa è oggi nel Pacifico. Esso è un indice del livello dei noli marittimi per le (navi) porta rinfusa per carico secco, le “bulk dry cargo carrier” in inglese. In pratica sono barche che trasportano merci, soprattutto minerali (principalmente carbone e minerale di ferro), e granaglie (frumento, soia, mais ed altri cereali) in grandi quantitativi (da 30mila ad oltre 100mila tonnellate per imbarco).

Un secondo appunto riguarda la rilevanza macroeconomica del BDI.

Il dato del BDI è rilevante perché è un ottimo indicatore della dinamica del trasporto delle materie prime minerarie ed agricole. Quelle minerarie sono legate soprattutto all’andamento delle produzioni industriali di base. Ad esempio, un calo dei trasporti di minerale di ferro significa una minore domanda di acciaio per l'edilizia e l'industria pesante. Nel caso, invece, delle derrate agricole, di solito esso indica una minore produzione, cioè principalmente un calo dei raccolti perché la relativa domanda, per uso alimentare, è di base stabile e lievemente crescente. Questa connessione con la produzione e non con la domanda (e quindi i consumi ed il ciclo economico) è però di recente un po’ meno significativa perché negli ultimi anni una consistente parte dei raccolti cerealicoli è stata destinata non ad usi alimentari, ma alla produzione di biocarburanti.

Poiché carichi secchi alla rinfusa consistono di materiali impiegati nella produzione di semilavorati e beni industriali come cemento, elettricità (il carbone), il BDI ha un valore predittivo dell’attività economica futura.

Oggi, poiché la gran parte delle produzioni primarie è concentrata in Asia ed in particolare in Cina, una gran parte del traffico marittimo delle porta rinfusa è nella zona del Pacifico. Il calo del BDI indica dunque un tonfo forte ed improvviso, un calo in verticale dell’attività industriale in Asia ed in particolare in Cina, a livelli comunque bassi (nel maggio 2008 il BDI era a 11mila ed ora è ad un decimo).
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