02/07/2024, 12.19
GIAPPONE - COREA DEL SUD
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A Tokyo e Seoul due terzi dei cittadini delusi dalla democrazia

Una sondaggio del Pew Research Institute ha confemato una tendenza iniziata prima della pandemia. Gli intervistati però spesso rispondono alla domanda basandosi sulla performance economica del loro Paese e guardando all'operato del governo in carica. Sia in Giappone sia in Corea del Sud i capi di Stato godono dei più bassi tassi di approvazione mai registrati finora.

Washington (AsiaNews) - L’insoddisfazione nei confronti della democrazia è in crescita tra le nazioni ad alto reddito: in Asia, sono il Giappone e la Corea del Sud a presentare le percentuali di delusione più alte. Lo afferma un recente rapporto pubblicato dal Pew Research Institute, un ente di raccolta dati e opinioni che ogni anno chiede a decine di migliaia di intervistati quanto sono soddisfatti del funzionamento della democrazia nel loro Paese. 

L’andamento aveva cominciato a essere registrato a partire dal 2017: in un gruppo ristretto di 12 democrazie avanzate, il malcontento è rimasto in costante crescita fino alla pandemia. Dopo un leggero miglioramento nel 2021, il dato è tornato ad aumentare. In Corea del Sud la soddisfazione nei confronti della democrazia è calata di 17 punti percentuali, passando dal 53% al 36%. In Giappone il calo è stato inferiore, ma si attesta sullo stesso livello: il dal 38% del 2021 è passato al 31% del 2024. Coloro che si dichiarano insoddisfatti sono rispettivamente il 63% in Corea del Sud e il 67% in Giappone. In nessuna delle 12 democrazie prese in esame, sottolinea l’istituto di ricerca, è aumentata la soddisfazione nei confronti della democrazia. 

Per fare un confronto più ampio con il resto della regione, quest’anno il Pew Research Institute ha sottoposto il sondaggio anche ad altri 19 Paesi. Nell’area asiatica si registrano grosse differenze da uno Stato all’altro: più di tre quarti di indiani (il 77%) e di singaporiani (80%) sono contenti del funzionamento della loro democrazia (in India i dati sono stati raccolti prima delle recenti elezioni). In Thailandia, in Malaysia e nelle Filippine gli insoddisfatti non superano il 50%. Mentre in Sri Lanka sale a 58% la percentuale degli scontenti contro il 38% di coloro che invece si dichiarano soddisfatti. 

L’istituto di ricerca ha però evidenziato che ciò che le persone dichiarano riguardo la democrazia è strettamente collegato a ciò che pensano dell’economia: se valutano negativamente una sono più propensi a giudicare allo stesso modo anche l’altra. Anche l’orientamento politico degli intervistati ha un peso nella valutazione: i sostenitori del governo tendono infatti a dare un giudizio positivo sulla democrazia rispetto a chi preferisce l’opposizione. 

I dati sul Giappone e la Corea del Sud non possono infatti essere letti slegati da quelli sull’approvazione del governo: in base a un sondaggio recente, il sostegno al primo ministro giapponese Fumio Kishida, a causa degli scandali sulle raccolte fondi da parte di alcuni membri del partito, è sceso ancora nell’ultimo mese, attestandosi al 21%, il dato più basso mai registrato da quando Kishida è salito al potere nel 2021. 

A settembre si terranno le elezioni interne al Partito liberaldemocratico (PLD), di orientamento conservatore, per scegliere chi guiderà la formazione politica (e ricoprirà il ruolo di prossimo premier), ma in questi giorni a catalizzare l’attenzione pubblica sono le elezioni al governatorato di Tokyo, in programma il 7 luglio, perché spesso le decisioni della capitale - che conta circa 14 milioni di abitanti e amministra un budget annuale di oltre 16 trilioni di yen (100 miliardi di dollari) - dettano la linea anche a livello nazionale. La vittoria della governatrice Yuriko Koike, del PLD, in leggero vantaggio sulla candidata dall’opposizione Renho Murata, sostenuta dal Partito costituzionale demcoratico, non è così scontata, secondo i commentatori. 

Allo stesso modo, il tasso di approvazione nei confronti del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol si aggira intorno al 20%, il dato più basso mai registrato da un presidente della sesta Repubblica (che parte dal 1988, dopo la fine della dittatura) al secondo anno di mandato. Alle votazioni parlamentari di aprile gli elettori avevano respinto il governo del People Power Party, che è riuscito a mantenere all’Assemblea nazionale solo 108 seggi contro i 187 conquistati dal Partito democratico dell’opposizione.

Anche in questo caso la figura del presidente è stata penalizzata da una serie di scandali, in particolare quello sui possedimento della first lady Kim Keon-hee, ma viene confermato anche quello rilevato dal Pew Research Institute: tra coloro che hanno espresso disapprovazione nei confronti di Yoon, il 19% ha espresso insoddisfazione per la situazione economica, l’alta inflazione e i pochi mezzi di sussistenza, mentre il 15% ha citato la scarsa comunicazione del presidente con il pubblico. 

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