A Biskek la prima tappa all'estero di Putin dopo il mandato dell'Aja
In Kirgizistan il presidente russo ha partecipato a un vertice con i capi di Stato dell'Asia Centrale. Aveva bisogno di questo summit per mostrare al mondo occidentale di non essere totalmente isolato. Per alleggerire il peso delle sanzioni la Russia utilizza il suo enorme potenziale di risorse energetiche.
Biskek (AsiaNews) - Il viaggio di Vladimir Putin a Biškek nei giorni scorsi per incontrare i capi della Csi, la Comunità degli Stati Indipendenti sorta alla fine dell’Urss, è stata la prima uscita all’estero del presidente russo dopo l’ordine di cattura emesso dal Tribunale Penale internazionale dell’Aja, che aveva decretato il suo status di criminale di guerra, relegandolo ai margini della comunità degli Stati di diritto. Putin ha dovuto rinunciare a recarsi in Sudafrica, in India e in altri Paesi che aderiscono allo Statuto di Roma per i delitti di rilevanza mondiale.
Al di là delle trattative e degli accordi di mutua solidarietà tra i Paesi ex-sovietici, il viaggio ha assunto quindi un significato simbolico per puntellare la reputazione del capo del Cremlino, dopo le stragi ucraine e la deportazione dei bambini, tanto più sullo sfondo delle nuove tragedie del conflitto tra Israele e i terroristi di Hamas, che rende ancora più tumultuoso l’intero quadro geopolitico. Putin doveva convincere i suoi alleati storici di essere ancora un protagonista di primo piano in tutti i grandi eventi dell’attualità mondiale, e di non aver perso la sua capacità di influenza a tutte le latitudini.
I leader dei Paesi dell’Asia centrale hanno invece partecipato a settembre a incontri al massimo livello in Usa e Germania, aprendosi a relazioni sempre più intense a Occidente e a Oriente. Putin quindi aveva grande bisogno di questo summit, per riequilibrare il quadro complessivo e “mostrare al mondo occidentale di non essere totalmente isolato”, come commenta Kate Mallinson, collaboratrice del programma “Russia ed Eurasia” del centro inglese di ricerca Chatam House.
La Csi nacque nel 1991 riunendo tutte le repubbliche ex-sovietiche tranne gli Stati baltici, mentre poi ne sono usciti la Georgia e l’Ucraina, e ora ha sospeso la sua partecipazione anche la Moldavia. Gli altri otto Paesi (Bielorussia, Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan) sono considerati tutti ancora “amichevoli” dal Cremlino, anche se il livello di sintonia con Mosca non è identico per ciascuno, e in particolare negli ultimi tempi è molto salita la tensione con l’Armenia in seguito al conflitto con l’Azerbaigian. L’incontro di Biškek si è tenuto sullo sfondo dei conflitti in Ucraina e nel Caucaso, oltre agli echi di quello in Israele, e soprattutto del quadro economico modificato dalle sanzioni occidentali contro la Russia, che hanno paradossalmente aumentato il commercio in Asia centrale da entrambe le direttive di oriente e occidente.
Una settimana prima del summit, i presidenti di Kazakistan e Uzbekistan, Kasym-Žomart Tokaev e Šavkat Mirziyoyev, si erano recati a Mosca per accordarsi sul trasporto del gas russo attraverso i loro Paesi, e Putin aveva esaltato questo “progetto energetico trilaterale”. In Kirghizistan il presidente russo ha cercato soprattutto di aumentare il flusso di consegne dei prodotti sotto sanzioni, dando più garanzie al libero ingresso dei migranti lavorativi centrasiatici, e assicurando un trasporto senza difficoltà del petrolio attraverso le condutture del mar Caspio.
Secondo gli analisti di Upstream Online, per alleggerire il peso delle sanzioni la Russia utilizza il suo enorme potenziale di risorse energetiche, come nell’incontro di Mosca con Tokaev e Mirziyoyev, un accordo da 2,8 miliardi di metri cubi all’anno. Il gas russo verrà distribuito sia ad Astana che nelle regioni settentrionali e nord-orientali del Kazakistan, che sono anche le zone più russofone del Paese, e in questo modo la Russia riesce in parte a contenere la sempre maggiore attività degli occidentali nella regione, facendo anche chiudere un occhio ai centrasiatici sulle pesanti conseguenze del conflitto in Ucraina.
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