18/12/2024, 12.17
VATICANO
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'Gesù Cristo nostra speranza': nuovo ciclo di catechesi di Francesco per il Giubileo

All'udienza del mercoledì il pontefice ha iniziato la riflessione sul tema dell’infanzia di Cristo. Spiegati i significati legati alla genealogia con anche nomi di donne posta all’inizio del Vangelo di Matteo: "Nessuno si dà la vita da sé stesso, ma la riceve in dono da altri". Per Natale l'invito ad avere il presepe in casa: "Elemento importante di spiritualità e cultura". La preghiera per la pace in Medio Oriente, Ucraina e Myanmar.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Un ciclo di catechesi dal titolo “Gesù Cristo nostra speranza” che durerà per tutto l’anno del Giubileo. È quello inaugurato questa mattina da papa Francesco all’udienza generale del mercoledì, e che si svilupperà durante le udienze delle prossime settimane. L'incontro si è tenuto al coperto presso l’Aula Paolo VI in Vaticano, presenti 7mila fedeli. Cristo è “la meta del nostro pellegrinaggio, e Lui stesso è la via, il cammino da percorrere”, ha detto a pochi giorni dall’avvio dell’Anno Santo che ha come motto “Pellegrini di speranza”. Oggi, dopo la lettura nelle varie lingue del Vangelo secondo Matteo sulla “genealogia di Gesù” (Mt 1,1-3.15-16), il papa ha parlato dell’infanzia di Cristo e dei significati della genealogia all’inizio del Vangelo di Matteo.

“I Vangeli dell’infanzia di Gesù raccontano il concepimento verginale di Gesù e la sua nascita dal grembo di Maria; richiamano le profezie messianiche che in Lui si compiono e parlano della paternità legale di Giuseppe”, ha spiegato Bergoglio. Per poi subito sottolineare le differenze tra gli evangelisti Luca, che narra “con gli occhi di Maria”, e Matteo, “con quelli di Giuseppe”. È il secondo ad aprire il suo Vangelo con la “genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo” (Mt 1,1). Una lista di nomi, che ne continene alcuni "a dir poco problematici”, che finisce e “fiorisce” in Maria e Gesù Cristo.

Per mezzo del genere della genealogia è possibile apprendere che “nessuno si dà la vita da sé stesso, ma la riceve in dono da altri; in questo caso, si tratta del popolo eletto e chi eredita il deposito dell’eredità”. Ma, rispetto alle genealogie dell’Antico Testamento, in quella che dà il via all’intero canone neotestamentario sono presenti anche nomi di donne, in una cultura in cui “è il padre a imporre il nome al figlio”. I nomi sono cinque: Tamar, Racab, Rut, Betsabea e Maria di Nazaret. “Le prime quattro donne sono accomunate non dal fatto di essere peccatrici, come a volte si dice, ma di essere straniere, sono donne straniere rispetto al popolo d’Israele”, ha spiegato il papa. Mentre loro sono "menzionate accanto all’uomo che è nato da loro o a colui che l’ha generato, Maria, invece, acquista particolare risalto”, ha aggiunto.

“Segna un nuovo inizio, è lei stessa un nuovo inizio, perché nella vicenda non è più la creatura umana protagonista della generazione, ma Dio stesso”. È il verbo “è nato” a suggerire questo valore legato alla presenza di Maria. “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo” (Mt 1,16), recita il brano. Gesù è "vero Dio e vero uomo”. Francesco ha concluso la catechesi rivolgendosi ai presenti: “Risvegliamo in noi la memoria grata nei confronti dei nostri antenati. E soprattutto rendiamo grazie a Dio, che, mediante la madre Chiesa, ci ha generati alla vita eterna, la vita di Gesù, nostra speranza”.

Al termine dell’udienza, rivolgendosi ai pellegrini di lingua italiana, il pontefice ha ricordato il Natale, ormai alle porte. “Ormai vicino e amo pensare che nelle vostre case ci sia il presepe”, ha detto, ricordando la tradizione avviata nel 1223 da San Francesco d’Assisi, che mise in scena la prima rappresentazione della natività. “Questo elemento importante della nostra spiritualità e della nostra cultura è un modo suggestivo per ricordare Gesù che è venuta ad abitare in mezzo a noi”.

Infine, non è mancato un appello per la pace nel mondo. “Preghiamo per la pace. Non dimentichiamo la gente che soffre per la guerra. La Palestina, Israele, e tutti coloro che stanno soffrendo, Ucraina, Myanmar”, ha affermato. “Non dimentichiamo di pregare per la pace, perché finiscano le guerre. Chiediamo al principe della pace, al Signore, ci dia questa grazia, la pace, la pace nel mondo. La guerra, non dimentichiamo, sempre è una sconfitta. Sempre. La guerra sempre è una sconfitta”. Queste parole sono state accolte da lunghi applausi. 

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