“Una tappa significativa” per i rapporti diplomatici la visita del presidente vietnamita al Papa
Nguyên Minh Triêt ha avuto un colloquio “cordiale” e insolitamente lungo con Benedetto XVI. Auspicato che “possano essere risolte al più presto” le “questioni pendenti”, cioè le controversie tra Chiesa e Stato nel Paese. Un prelato vaticano “serve tempo” per la normalizzazione delle relazioni.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Una significativa tappa per il progresso dei rapporti bilaterali” tra Santa Sede e Vietnam. Il Vaticano definisce così i “cordiali colloqui” svoltisi questa mattina in occasione della visita del presidente vietnamita Nguyên Minh Triêt a Benedetto XVI (nella foto). Triêt ha incontrato anche il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone e il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti.
Niente annuncio di rapporti diplomatici, né invito al Papa a recarsi in Vietnam, dunque, come speravano i cattolici vietnamiti. Il comunicato vaticano sottolinea comunque il “compiacimento” della Santa Sede per la visita, la prima in Vaticano di un capo di Stato vietnamita e fa un riferimento alle “questioni pendenti”, auspicando che “possano essere risolte al più presto”. Il riferimento, evidentemente, riguarda le controversie che coinvolgono la Chiesa vietnamita e il più generale tema della libertà religiosa, ancora limitata nel Paese.
In proposito, in una intervista diffusa oggi da Eglises d’Asie, mons. Barnabé Nguyên Van Phuong, della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli - che dal 1990 ha fatto parte di tutte le delegazioni vaticane che hanno visitato il Vietnam - afferma che “ogni volta” che c’è stata una visita di una delegazione vaticana in Vietnam “si sono accentuati avvicinamento e comprensione. C’è una volontà di arrivare fino allo stabilimento di rapporti diplomatici fra le due parti. Ma, quale che sia l’obiettivo verso il quale ci si dirige, serve tempo”.
Il prelato risponde anche a domande su questioni che hanno creato e creano tensioni tra governo e Chiesa cattolica, in particolare per quanto riguarda alcuni complessi, in primo luogo quello della ex delegazione apostolica a Hanoi. Egli ricorda che, attualmente, “una parte del terreno è divenuta un giardino pubblico. L’edificio è ancora intatto. Naturalmente, quando si stabiliranno rapporti diplomatici, la questione dovrà essere posta. Potrà essere regolata secondo giustizia? Il fatto è che attualmente è un giardino pubblico”. Analoghe considerazioni egli fa a proposito dell’Istituto pontificio di Dalat, che pure sta subendo la stessa sorte. Mons. Van Phuong affronta anche un tema delicato come quello dei sacerdoti picchiati dalla polizia in alcune località e dichiara che “Quando si presenterà l’occasione” la Santa Sede esprimerà la sua posizione anche su tali questioni.
Quanto alla visita del presidente Triet, egli era accompagnato da un seguito di una decina di persone, tra i quali alcuni ministri e una sola donna. Triet ha avuto un colloquio insolitamente lungo con Benedetto XVI, 40 minuti, in un’atmosfera definita “cordiale” dai giornalisti che hanno assistito all’arrivo del leader vietnamita. Al momento dello scambio dei doni, Triet ha offerto al Papa una seta ricamato con un fiore di loto, simbolo del suo Paese, e un vaso decorato in porcellana. Benedetto XXVI ha ricambiato con medaglie del pontificato.
L’odierna visita cade a quasi tre anni da quella compiuta il 25 gennaio 2007 dal primo ministro Nguyen Tan Dung, primo premier di Hanoi ad essere ricevuto da un papa. In quell’occasione di parlò di “un nuovo e importante passo verso la normalizzazione dei rapporti bilaterali”.
In passato, i rapporti tra Vaticano e Vietnam hanno conosciuto momenti di estrema tensione, per le molte difficoltà e la vera persecuzione che il governo di Hanoi lanciò dopo l’unificazione del Paese e malgrado in quegli anni Paolo VI fosse intervenuto a più riprese contro i bombardamenti americani del Nord. Papa Montini si adoperò sia in forma pubblica - con appelli e in particolare con le lettere scritte al presidente Johnson e ai capi dei due Vietnam (1967) - sia in forma riservata per una soluzione negoziata del conflitto.
Ancora nell’ottobre del 1998, rispondendo ad un invito dei vescovi del Vietnam, Giovanni Paolo II aveva espresso la propria “disponibilità” a recarsi in pellegrinaggio al santuario della Madonna di La Vang. Ma il governo fece sapere di “non avere l’intenzione di invitare il papa, per il momento”.
Il fallimento di un tentativo di costruire una Associazione patriottica sul modello cinese e il lento lavoro del Vaticano per convincere il governo dell’utilità della collaborazione con la Chiesa cattolica hanno permesso da un lato di trovare un modus vivendi per le nomine dei vescovi e dall’altro di consentire via via spazi maggiori di intervento ai cattolici. Questo attuale atteggiamento del governo vietnamita viene messo in relazione con la convinzione che la Chiesa cattolica può essere di aiuto sia nell’assistenza a poveri e handicappati che nella gestione di scuole materne e strutture sanitarie, tutti compiti teoricamente riservati ad istituzioni statali. Viene valutata positivamente anche l’opera che essa può compiere per “ridare l’anima” ad un Paese che tenta di affrontare i fenomeni della ricerca dell’arricchimento a tutti i costi e della corruzione.
Prima di Nguyen Tan Dung, la presenza ufficiale di esponenti governativi di Hanoi in Vaticano registra, tra il 27 giugno e il 2 luglio 2005, i colloqui di una commissione governativa. In tale occasione fu formulato “l’auspicio che si avanzi rapidamente” verso la “normalizzazione” dei rapporti. Prima di tale evento, era stato era stato il vice-primo ministro Wu Khoang ad entrare nei palazzi apostolici il 29 novembre 2002 per incontrare l’allora segretario di Stato, card. Angelo Sodano, e il “ministro degli Esteri” di Giovanni Paolo II, mons. Jean-Louis Tauran. Prima ancora ci sono stati degli incontri, fin dagli anni ’90, ma “riservati”.
Sono invece numerose - sedici - le visite compiute in Vietnam a scadenze quasi regolari da delegazioni della Santa Sede, che hanno potuto visitaare quasi tutte le diocesi del Paese e sono state generalmente ben accolte dalle autorità. Ciò non toglie che nelle province più isolate del nord e neggli Altipiani ci siano ancora situazioni di totale mancanza di libertà religiosa.
Sul piano dei rapporti, sono significative anche le “più profonde condoglianze al Vaticano, alla comunità dei cattolici del mondo intero e ai fedeli cattolici del Vietnam” espresse dal governo di Hanoi per la morte di Giovanni Paolo II, in un messaggio inviato dal primo ministro Pham Van Khai all’allora cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. E, in occasione dei funerali del Papa, fu anche consentito di istallare nella cattedrale di Hanoi un maxischermo per seguire la cerimonia. (FP)
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