“Trattate peggio di un animale”: la questione delle “donne-conforto” all’Onu
di Theresa Kim Hwa-young
Per il Giappone, l’accordo bilaterale del 1965 ha già risolto la questione delle riparazioni. Durante la Seconda guerra mondiale, oltre 200mila donne tra gli 11 e i 25 anni sono state scelte per fornire prestazioni sessuali all’esercito giapponese.
Seoul (AsiaNews) – “Sono stata trattata peggio di un animale”: ogni donna-conforto descrive così la sua vita, quando durante la Seconda guerra mondiale più di 200mila coreane vennero scelte per fornire prestazioni sessuali all’esercito giapponese. Il 12 ottobre scorso, la Corea del sud ha presentato la questione all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per chiedere il riconoscimento della responsabilità legale al Giappone. Per Tokyo, la questione delle riparazioni – per i danni inflitti alla Corea durante l’occupazione militare giapponese – è stata risolta con l’accordo del 1965.
Song Shin-do, un’ex donna-conforto, racconta: “Un soldato giapponese mi ha pugnalato e ho ancora la cicatrice sulla schiena. Quello che ci hanno fatto è stato più che barbaro. Se il governo giapponese non risolverà questo problema, saremo umiliate e mortificate fino alla morte”.
Shin Dong-ik, rappresentante permanente all’Assemblea generale, ha dichiarato: “Il governo giapponese afferma di aver già risolto la questione delle donne-conforto. Ma trattandosi di un crimine disumano, un negoziato non può essere sufficiente. La responsabilità legale resta del governo giapponese”. Il delegato giapponese ha replicato: “Comprendiamo che la questione delle donne-conforto rappresenta un grave insulto alla dignità delle donne, ed esprimiamo le nostre sincere scuse a tutte le vittime che hanno patito serie ferite fisiche e psicologiche”. Ma l’uomo ha subito ribadito che la questione dei risarcimenti è già stata risolta con l’accordo bilaterale del 1965.
Durante la Seconda guerra mondiale circa 200mila donne tra gli 11 e i 25 anni vennero trascinate nelle “stazioni-conforto”, dove hanno subito stupri e abusi ogni giorno e ogni notte. Anche dopo l’indipendenza coreana, alcune di loro sono state lasciate in questi campi, a causa del pregiudizio e del rifiuto del loro stesso governo.
Su 234 ex donne-conforto accertate, più di due terzi sono già morte, senza veder mai coronato il loro ultimo desiderio: ricevere le scuse sincere del governo giapponese.
Song Shin-do, un’ex donna-conforto, racconta: “Un soldato giapponese mi ha pugnalato e ho ancora la cicatrice sulla schiena. Quello che ci hanno fatto è stato più che barbaro. Se il governo giapponese non risolverà questo problema, saremo umiliate e mortificate fino alla morte”.
Shin Dong-ik, rappresentante permanente all’Assemblea generale, ha dichiarato: “Il governo giapponese afferma di aver già risolto la questione delle donne-conforto. Ma trattandosi di un crimine disumano, un negoziato non può essere sufficiente. La responsabilità legale resta del governo giapponese”. Il delegato giapponese ha replicato: “Comprendiamo che la questione delle donne-conforto rappresenta un grave insulto alla dignità delle donne, ed esprimiamo le nostre sincere scuse a tutte le vittime che hanno patito serie ferite fisiche e psicologiche”. Ma l’uomo ha subito ribadito che la questione dei risarcimenti è già stata risolta con l’accordo bilaterale del 1965.
Durante la Seconda guerra mondiale circa 200mila donne tra gli 11 e i 25 anni vennero trascinate nelle “stazioni-conforto”, dove hanno subito stupri e abusi ogni giorno e ogni notte. Anche dopo l’indipendenza coreana, alcune di loro sono state lasciate in questi campi, a causa del pregiudizio e del rifiuto del loro stesso governo.
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