08/09/2011, 00.00
INDIA
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“Profondo dolore” dei vescovi indiani per l’attentato all'Alta corte di Delhi

La Conferenza episcopale indiana stigmatizza il gesto: “odioso atto di terrore”. Polemiche sulla capacità delle forze di sicurezza di affrontare la sfida del terrorismo. La National Investigation Agency ha arrestato tre persone dopo la rivendicazione di UhJi, un’organizzazione pakistana legata ad Al Qaeda.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – I vescovi cattolici esprimono un “profondo dolore” per l’attentato all’Alta Corte di Delhi che ha provocato la morte di 12 persone e il ferimento di altre 75. Nel frattempo la National Investigation Agency ha arrestato tre persone ieri a Kishtwar (Jammu e Kashmir), in connessione con l’attentato e divampa la polemica in Parlamento e sui mezzi di comunicazione sulla vulnerabilità del Paese di fronte alla minaccia del terrorismo.

“Siamo profondamente addolorati per l’odioso atto di terrore che non ha nessun significato, ma dimostra la perfidia di chi l’ha compiuto, elementi anti-nazione, una grande minaccia per la società”. Così scrivono i vescovi dell’India in un comunicato ufficiale, che continua: “Ogni vita umana è un dono di Dio e dobbiamo fare di tutto per proteggerla. Coloro che distruggono la vita di persone innocenti lavorano contro il piano divino e dimostrano di essere nemici di un pacifico ordine sociale. Chiediamo a chi indulge alla violenza di abbandonare la via della distruzione e di seguire un cammino di unità e pace nella società ”. Infine la Conferenza episcopale lancia un appello: “Chiediamo con forza al governo indiano di fare tutto il possibile per agguantare i responsabili dell’attentato e portarli davanti alla giustizia. Chiediamo anche alla società civile di essere più vigilante, e di aiutare le autorità nella lotta contro il terrorismo”.

Questa mattina la National Investigation Agency (Nia) ha annunciato l’arresto di tre persone a Kishtwar (Jammu e Kashmir).  Khawjia Mehmood Aziz, proprietario del Global Internet Cafe del mercato Malik a Kishtwar da cui è partita la mail di rivendicazione del gesto e suo fratello sono attualmente interrogati dalla polizia. Da un computer del Global Internet Cafe è partita ieri una mail in cui la Harkat-ul-Jehadi Islami (HuJI, con base in Pakistan, un’organizzazione vicina ad Al Qaeda, si assumeva la responsabilità del gesto, e chiedeva che fosse liberato un suo membro, Afzal Guru, condannato a morte perché responsabile dell’assalto al parlamento del 2001. Gli investigatori della Nia sono anche sulle tracce di un'auto rubata usata dall'attentatore dopo aver lasciato la valigetta-bomba alla reception dell’Alta Corte.

L’India ha subito sei attacchi terroristici dal novembre 2008. Ci sono polemiche sull’efficienza dei servizi di sicurezza, e sulla loro capacità di affrontare questa minaccia. Il presidente del Consiglio degli avvocati di Delhi, Rakesh Tiku, protesta perché dopo che in maggio c’è stato un primo attentato all’Alta Corte, la polizia non ha voluto installare telecamere a circuito chiuso. S. Chandrasekharan, direttore del Gruppo di analisi dell’Asia meridionale sostiene che la sicurezza non è allenata ed equipaggiata in maniera sufficiente. “Il rischio del terrorismo non è preso sul serio”, e il Paese è “un bersaglio morbido”. Il ministro degli Interni Palaniappan Chidambaram ha dichiarato ieri che negli ultimi anni sono stati fatti grandi progressi. La polizia sottolinea che l’attentato è stato compiuto prima dei check-point. Gli autori sarebbero due uomini; uno di circa 50 anni, e l’altro molto più giovane.
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