“Modernizzazione” a Pechino: pena di morte per iniezione letale e non col colpo in testa
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Dalla fine di quest’anno, tutte le condanne a morte in Cina saranno eseguite per iniezione letale e non con arma da fuoco. Il passaggio da un metodo all’altro è considerato più moderno, più umano, e alla pari con le altre nazioni.
Secondo il China Daily, le autorità hanno già preparato il luogo dell’esecuzione, vicino alla prigione della capitale che accoglie il braccio della morte e stanno facendo il training dei boia e del personale medico, che deve imparare l’uso di droghe e confermare la morte avvenuta.
Hu Yunteng, capo dell’ufficio di ricerca della Corte suprema, ha dichiarato che l’iniezione letale – legalizzata nel 1997 – è da considerarsi più pulita, sicura e più conveniente del colpo in testa. “L’iniezione letale – ha detto – è il metodo di esecuzione più diffuso fra i Paesi che comminano la pena di morte e la Cina segue questo trend”. Secondo Hu la pena di morte per iniezione letale “è più umana e riduce la paura e il dolore” nel condannato.
Secondo dati ufficiali, lo scorso anno la Cina ha eseguito 1700 condanne a morte, più del 70% di tutte le esecuzioni che avvengono nel mondo. Ma negli anni scorsi membri del Partito hanno affermato che nel Paese si eseguono fino a 10 mila condanne a morte.
Alla fine del 2006 la Corte suprema di Pechino ha avocato a sé la responsabilità ultima delle esecuzioni capitali, facendo ridurre – almeno in apparenza – il loro numero, considerato un “segreto di Stato”.
Attivisti per i diritti umani accusano le autorità carcerarie cinesi di essere implicati in traffico di organi tratti da condannati a morte e di eseguire le sentenze “a richiesta”, secondo le domande del mercato e le caratteristiche fisiche dei condannati a morte. Il loro sospetto è che la Cina voglia utilizzare l’iniezione letale solo per preservare meglio gli organi da vendere.
08/02/2017 12:11
07/02/2017 09:02