“Guangdong Felice”: nuovo obiettivo del Partito comunista cinese
Per il segretario del Pcc del Guangdong l’obiettivo non è più lo sviluppo economico ma il benessere sociale. Esperti: occorre cambiare lo stesso modello di sviluppo, assicurare salari equi, sanità, istruzione, ma anche la giustizia e la libertà. Il caso dei suicidi della ditta Foxconn.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – “Guangdong Felice”. Wang Yang, segretario del Partito Comunista (Pcc) del ricco Guangdong, ha lanciato lo slogan questo mese per il 12° Piano Quinquennale, che dura fino al 2015. Wang dice che non conta tanto lo sviluppo economico, quanto migliorare la qualità della vita della gente. Esperti ricordano i suicidi degli operai della ditta Foxconn, alienati da condizioni di lavoro disumano, e dicono che occorre prima mutare lo stesso modello dello sviluppo cinese e assicurare a tutti, tra l’altro, condizioni umane di lavoro, salari equi, la sicurezza sociale, la sanità, l’istruzione.
Per Wang il criterio del Pcc non può più essere solo l’aumento della ricchezza economica, che per decenni è stato il metro di giudizio sui politici locali, ma che occorre determinare un “Indice della Felicità” della popolazione, in base al quale valutare l’opera delle autorità.
Analisti hanno applaudito l’innovazione, definendola una grande novità, oppure ritenendola una corretta applicazione del principio della “Società Armoniosa” da anni predicato dal presidente Hu Jintao. Altri hanno commentato che Wang, membro del Comitato Centrale del Politburo del Pcc, è in attesa di diventare tra un anno membro del Comitato Permanente e che l’iniziativa è utile ad accrescergli i consensi.
Comunque c’è grande interesse ed attesa. Chen Zaiqi, ricercatore dell’Accademia delle scienze sociali (Ass) del Guangdong, dice che ora la provincia “deve trasformarsi da pioniere dello sviluppo economico a modello esemplare di attenzione al benessere della popolazione”: equi salari, sicurezza sociale, sanità e istruzione sono le questioni immediate e imprescindibili. Ding Li, pure esperto dell’Ass del Guangdong, dice occorrerà privilegiare fattori come l’equità sociale, la giustizia, la salute, la libertà.
Yuan Weishi, studioso dell’Università Sun Yat-sen, richiama le parole “del premier Wen Jiabao, felicità significa anche rispetto della dignità e dei diritti dell’individuo”.
Il Guangdong è una provincia ricca, leader nello sviluppo economico. Qui più che altrove il boom dell’economia cinese si è realizzato con lo sfruttamento intenso dei lavoratori nelle fabbriche, costretti a turni massacranti spesso senza ricevere il salario per gli straordinari, in genere migranti di regioni lontane che vivono in dormitori, privi di assistenza sanitaria gratuita e di scuola per i figli.
Esperti e popolazione si sono interrogati per la lunga serie di suicidi (oltre 11 nel 2010) tra gli operai della fabbrica di Longhua (Shenzhen) della ditta Foxconn di Taiwan, leader per i componenti elettronici, che in Cina ha 20 fabbriche e oltre 800mila lavoratori (vedi AsiaNews del 21.7.2010, Inutili gli aumenti di salario, ancora suicidi alla Foxconn). Quale causa, si è parlato delle condizioni di lavoro disumane, a esclusivo vantaggio delle multinazionali capitaliste occidentali che usufruiscono di mano d’opera a basso costo, nonché del Pcc che attira capitali esteri per sviluppare le industrie (AsiaNews del 2.6.2010, La “nuova” classe proletaria cinese, disposta al suicidio per non piegarsi, e del 28.5.2010, Sindacalista di Hong Kong: “I suicidi in fabbrica, frutto dell’indifferenza”).
Analisti spiegano che per cambiare la situazione sociale e lo sfruttamento degli operai nelle fabbriche non basta la buona volontà di qualche dirigente del Pcc, ma occorre dare maggiore democrazia e libertà di critica, a singoli e ai media, nonché consentire l’attività di corpi sociali intermedi come i sindacati, che possano salvaguardare i diritti degli operai (AsiaNews del 31.5.2010, Suicidi alla Foxconn: capitalismo e marxismo trattano gli uomini come animali).
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