‘Crimine di guerra’: I turchi condannano alla sete la regione di Hassakeh
I soldati turchi bloccano l’erogazione di acqua dalla centrale di Alluk, in loro potere. La sete come arma di pressione, in un periodo in cui le temperature raggiungono i 40°. Preoccupano anche gli effetti sui raccolti e sugli animali. Gli appelli alla comunità internazionale e a papa Francesco.
Hassakeh (AsiaNews) - Un “crimine di guerra”: così la popolazione di Hassakeh nel nord-est della Siria, definisce quanto sta compiendo la Turchia verso di loro. Da quando i soldati di Ankara hanno occupato Ras Al Ein, nel tentativo di frenare l’autonomia della regione kurda in Siria, la regione di Hassakeh è privata di acqua potabile, condannando alla sete centinaia di migliaia di civili.
La Turchia ha rallentato per due mesi l’erogazione di acqua dalla centrale idrica di Alluk, interrompendola in modo totale 24 giorni fa. Al centro di Hassakeh l’acqua non arriva più da 11 giorni; nei quartieri settentrionali e nelle campagne circostanti da molto prima.
In un periodo di elevata temperatura – fino a 40 gradi - e con la rapida diffusione del Covid-19, quest’arma di pressione usata da Ankara contro russi e governo siriano rende i civili un ostaggio nelle loro mani.
“Sono I metodi turchi” dice Firas El Zahi, “Ricordate cosa hanno fatto agli armeni nelle marce della morte e le deportazioni durante il genocidio: li facevano morire di fame e sete. Non hanno cambiato i loro metodi. Sono gli stessi turchi, ma ora le vittime siamo noi”
“Faccio la doccia con un’acqua amara una volta a settimana – impreca Firas - fa caldissimo e servono almeno due docce al giorno; c’è il coronavirus e dicono che bisogna lavarsi le mani regolarmente… Ma se l’acqua non c’è, con cosa le laviamo? Con la sabbia?”.
Da quando la Turchia ha chiuso per punizione la pompa di rifornimento idrico, le cisterne locali sono ormai completamente vuoti, i rubinetti di casa inutilizzati, niente acqua da bere, per cucinare o lavarsi. I benestanti si procurano cisterne d’acqua da fuori città, che comprano a prezzi esorbitanti e impossibili per la maggior parte degli abitanti poveri. In ogni caso, i commercianti d’acqua potabile non sono in grado di garantire cisterne a tutti comunque.
Secondo la direzione generale delle acque di Hassakeh, da quando la Turchia e Le milizie filo turche hanno occupato il 9 ottobre 2019 la Centrale dell’acqua di Alluk, questa è la tredicesima volta che si resta senza acqua. “E un crimine di guerra “dice Mahmoud Alakleh direttore della società d’acqua di Hassakeh, “all’inizio hanno ridotto la portata da 100 mila metri cubi a 20 mila; ora ci vogliono far morire di sete”.
I colloqui fra russi e turchi continuano senza tuttavia portare ad alcuna soluzione. Tentando di resistere al ricatto turco, l’Amministrazione autonoma curda ha fatto funzionare 25 pozzi artesiani della centrale di Al Hemmeh e fornito quantità minime di acqua, comunque insufficiente (circa il 10% del fabbisogno della provincia). Ma in realtà non esistono alternative alla Centrale di Alluk, controllata dai turchi.
Nell’oscuramento mediatico mondiale, attraverso i social media, gli abitanti di Hassakeh lanciano disperati appelli alla comunità internazionale, chiedendo di punire la Turchia per questo crimine e con le dovute pressioni far giungere l’acqua ai civili.
“Rifiutiamo di essere ostaggi delle mire espansionistiche del sultano turco” si legge in un commento sulla pagina “Hassakeh è strangolata dalla sete”. Tutti parlano della sete, degli effetti sulle persone e sulla produzione agricola. Presto vi sarà mancanza d’acqua per frutta e verdure, oltre alla sete che minaccia di morte gli animali (mucche, pecore e galline).
Uno degli amministratori del sito dice: “Il nostro scopo è fare arrivare la nostra voce alle organizzazioni internazionali, all’Onu per far pressioni sulla Turchia ed impedirle di usare l’acqua come arma di ricatto, usandoci come scudi”.
Attraverso il “ricatto”, la Turchia vuole ottenere cedimenti da parte russa e siriana perché allentino la pressione sui punti sotto il loro controllo nel nord di Aleppo, a Hamah ed Idlib.
Hrant Abdallah, un cristiano di Al Hassakeh contattato da AsiaNews, dice: “Tutta la città è senza acqua potabile da giorni. Ci sono bambini, anziani, persone malate, il Covid, il caldo e soffriamo tutti. L’igiene personale è diventato un lusso; bere acqua potabile anche. Prima, una bottiglietta d’acqua la si comprava a 50 lire siriane; ora costa 150 lire. Tutto ciò è intollerabile. Non capisco perché il mondo ci ignora: siamo morendo ogni giorno, non siamo esseri umani noi? Perché ci hanno dimenticato? Chiedo al Pontefice di pregare per noi e di intervenire per porre fine alla nostra sofferenza”.
07/09/2016 11:17
30/12/2016 08:52