19/01/2020, 12.20
VATICANO
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​Papa: la conferenza di Berlino porti la pace in Libia

“Impariamo da Giovanni Battista a non presumere di conoscere già Gesù, di sapere già tutto di Lui. Non è così”. “Lui solo ha portato, ha sofferto, ha espiato il peccato di ognuno di noi, il peccato  del mondo, e anche i miei peccati. Tutti. Li ha portati tutti su di sé e li ha tolti da noi, perché noi fossimo finalmente liberi, non più schiavi del male. Sì, ancora poveri siamo, peccatori però non schiavi, no, ma figli, figli di Dio!”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Il vertice sulla Libia “sia l’avvio di un cammino verso la cessazione delle violenze e una soluzione negoziata che conduca alla pace e alla tanto desiderata stabilità del Paese”. E’ l’auspicio espresso “vivamente” da papa Francesco all’Angelus di oggi, a proposito della conferenza di Berlino.

Prima della recita della preghiera mariana, Francesco, commentando il Vangelo di oggi (Gv 1,29-34) ha sottolineato l’atteggiamento di Giovanni Battista davanti a Gesù andato a farsi battezzare. “Il Battista – ha detto alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro - non può trattenere l’impellente desiderio di rendere testimonianza a Gesù e dichiara: «Io ho visto e ho testimoniato». Giovanni ha visto qualcosa di sconvolgente, cioè il Figlio amato di Dio solidale con i peccatori; e lo Spirito Santo gli ha fatto comprendere la novità inaudita, un vero ribaltamento. Infatti, mentre in tutte le religioni è l’uomo che offre e sacrifica qualcosa a Dio, nell’evento Gesù è Dio che offre il proprio Figlio per la salvezza dell’umanità”.

“Giovanni manifesta il suo stupore e il suo consenso a questa novità portata da Gesù, mediante un’espressione pregnante che noi ripetiamo ogni volta nella Messa: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (v. 29). La testimonianza di Giovanni Battista ci invita a ripartire sempre di nuovo nel nostro cammino di fede: ripartire da Gesù Cristo, Agnello pieno di misericordia che il Padre ha dato per noi. Lasciarci nuovamente sorprendere dalla scelta di Dio di stare dalla nostra parte, di farsi solidale con noi peccatori, e di salvare il mondo dal male facendosene carico totalmente”.

“Impariamo da Giovanni Battista a non presumere di conoscere già Gesù, di sapere già tutto di Lui (cfr v. 31). Non è così. Fermiamoci sul Vangelo, magari anche contemplando un’icona di Cristo, un ‘Volto santo’. Contempliamo con gli occhi e più ancora col cuore; e lasciamoci istruire dallo Spirito Santo, che dentro ci dice: È Lui! È il Figlio di Dio fattosi agnello, immolato per amore. Lui, Lui solo ha portato, ha sofferto, ha espiato il peccato di ognuno di noi, il peccato  del mondo, e anche i miei peccati. Tutti. Li ha portati tutti su di sé e li ha tolti da noi, perché noi fossimo finalmente liberi, non più schiavi del male. Sì, ancora poveri siamo, peccatori però non schiavi, no, ma figli, figli di Dio!”.

Dopo la recita dell’Angelus, Francesco ha ricordato che “il 2020 è stato designato a livello internazionale come Anno dell’Infermiere e dell’Ostetrica. Gli infermieri – ha aggiunto - sono gli operatori sanitari più numerosi, e le ostetriche compiono forse la più nobile tra le professioni. Preghiamo per tutti loro, perché possano svolgere al meglio il loro prezioso lavoro”.

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