21/11/2019, 09.29
VATICANO-THAILANDIA
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​Papa in Thailandia: Paese esempio di accoglienza anche verso i migranti

“La comunità internazionale agisca con responsabilità e lungimiranza”, per “risolvere i problemi che portano a questo tragico esodo”. Libertà, dialogo, fraternità e protezione dei bambini gli altri temi toccati da papa Francesco nella giornata in Thailandia dedicata agli incontri con le autorità politiche, civili e religiose del Paese e anche a sanitari e malati di un ospedale cattolico.

Bangkok AsiaNews) – Libertà, dialogo, fraternità e anche aiuto ai migranti e protezione dei bambini. Sono i molti temi toccati da papa Francesco nella giornata in Thailandia dedicata agli incontri con le autorità politiche, civili e religiose del Paese e anche a sanitari e malati di un ospedale cattolico.

In tutti gli incontri è emerso lo spirito di accoglienza del popolo thai sottolineato da  Francesco. La giornata è iniziata alle 9 (le 2 GMT) alla Governmental House di Bangkok per la cerimonia di benvenuto. Accolto dal Primo ministro della Thailandia, generale Prayuth Chan-ocha, col quale ha avuto un colloquio privato, il Papa ha poi incontrato le autorità politiche e religiose, i rappresentanti della società civile e i membri del corpo diplomatico della Thailandia.

Sottolineata la tradizione di ospitalità del Paese, evidenziata anche nel successivo incontro col Patriarca buddista, a loro Francesco ha detto che “oggi i problemi che il nostro mondo affronta sono, di fatto, problemi globali; coinvolgono tutta la famiglia umana ed esigono di sviluppare un deciso sforzo per la giustizia internazionale e la solidarietà tra i popoli”. “Come nazione multiculturale e caratterizzata dalla diversità – ha aggiunto - la Thailandia riconosce, già da tempo, l’importanza di costruire l’armonia e la coesistenza pacifica tra i suoi numerosi gruppi etnici, mostrando rispetto e apprezzamento per le diverse culture, i gruppi religiosi, le filosofie e le idee. L’epoca attuale è segnata dalla globalizzazione, considerata troppo spesso in termini strettamente economico-finanziari ed incline a cancellare le note essenziali che configurano e generano la bellezza e l’anima dei nostri popoli; invece l’esperienza concreta di un’unità che rispetti e ospiti le differenze serve di ispirazione e di stimolo a tutti coloro che hanno a cuore il mondo così come desideriamo lasciarlo alle generazioni future”.

“Questa terra – ha detto ancora - ha per nome ‘libertà’. Sappiamo che questa è possibile solo se siamo capaci di sentirci corresponsabili gli uni degli altri e di superare qualsiasi forma di disuguaglianza. Occorre dunque lavorare perché le persone e le comunità possano avere accesso all’educazione, al lavoro degno, all’assistenza sanitaria, e in tal modo raggiungere i livelli minimi indispensabili di sostenibilità che rendano possibile uno sviluppo umano integrale. A tale proposito, desidero voglio soffermarmi brevemente sui movimenti migratori, che costituiscono uno dei segni caratteristici del nostro tempo. Non tanto per la mobilità in sé, quanto per le condizioni in cui questa si svolge, fenomeno che rappresenta uno dei principali problemi morali da affrontare per nostra generazione”.

Lodato l’aiuto offerto dalla Thailandia a migranti e rifugiati il Papa ha rinnovato l’auspicio che “la comunità internazionale agisca con responsabilità e lungimiranza”, per “risolvere i problemi che portano a questo tragico esodo e promuova una migrazione sicura, ordinata e regolata. Possa ogni nazione approntare dispositivi efficaci allo scopo di proteggere la dignità e i diritti dei migranti e dei rifugiati, i quali affrontano pericoli, incertezze e sfruttamento nella ricerca della libertà e di una vita degna per le proprie famiglie. Non si tratta solo di migranti, si tratta anche del volto che vogliamo dare alle nostre società. E, in questo senso, penso a quelle donne e a quei bambini del nostro tempo che sono particolarmente feriti, violentati ed esposti ad ogni forma di sfruttamento, schiavitù, violenza e abuso. Esprimo la mia riconoscenza al governo tailandese per i suoi sforzi volti ad estirpare questo flagello, come pure a tutte le persone e le organizzazioni che lavorano instancabilmente per sradicare questo male e offrire un percorso di dignità”.

Ricordando, infine, che quest’anno si celebra il 30mo anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Francesco ha invitato “a riflettere e a operare con decisione, costanza e celerità sulla necessità di proteggere il benessere dei nostri bambini, sul loro sviluppo sociale e intellettuale, sull’accesso all’educazione, così come sulla loro crescita fisica, psicologica e spirituale”.

Dialogo e accoglienza hanno caratterizzato anche il successivo incontro di Francesco con il Patriarca supremo dei buddisti, Somdet Phra Ariyavongsagatanana IX, nel Wat Ratchabophit Sathit Maha Simaram Temple, dove è giunto alle 10 locali (3 GMT).

Dopo un breve colloquio privato, durante il quale è stato ribadito il valore della fraternità tra le due religioni, per favorire la pace, nel saluto al Patriarca Francesco ha detto che “il nostro incontro si inscrive entro il cammino di stima e di mutuo riconoscimento iniziato dai nostri predecessori”, a partire da quando “il 17mo Patriarca supremo, Somdej Phra Wanarat (Pun Punnasiri), insieme ad un gruppo di importanti monaci buddisti, fece visita al Papa Paolo VI in Vaticano, ciò che rappresentò una svolta assai rilevante nello sviluppo del dialogo tra le nostre tradizioni religiose; dialogo coltivato che, successivamente, permise al Papa Giovanni Paolo II di realizzare una visita in questo Tempio al Patriarca Supremo Sua Santità Somdej Phra Ariyavongsagatanana (Vasana Vasano)”.

“Quando abbiamo l’opportunità di riconoscerci e di apprezzarci, anche nelle nostre differenze (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 250), offriamo al mondo una parola di speranza capace di incoraggiare e sostenere quanti si trovano sempre maggiormente danneggiati dalla divisione. Possibilità come queste ci ricordano quanto sia importante che le religioni si manifestino sempre più quali fari di speranza, in quanto promotrici e garanti di fraternità. In tal senso ringrazio questo popolo, perché, fin dall’arrivo del Cristianesimo in Tailandia, circa quattro secoli e mezzo fa, i cattolici, pur essendo un gruppo minoritario, hanno goduto della libertà nella pratica religiosa e per molti anni hanno vissuto in armonia con i loro fratelli e sorelle buddisti”.

“Su questa strada di reciproca fiducia e fraternità, desidero ribadire il mio personale impegno e quello di tutta la Chiesa per il rafforzamento di un dialogo aperto e rispettoso al servizio della pace e del benessere di questo popolo”.

Da parte sua il Patriarca, a braccio, ha manifestato apprezzamento per l’atteggiamento della Chiesa Cattolica, venuta per aiutare non per conquistare. Francesco ha risposto che per i cattolici il proselitismo “è proibito”. "Se siamo fratelli - ha aggiunto - possiamo aiutare la pace mondiale", i poveri e i sofferenti, "perchè aiutare i poveri è sempre un cammino di benedizione".

Lasciato il Wat Ratchabophit Sathit Maha Simaram Temple, alle ore 10.50 locali (3.50 GMT), il Papa si è recato al St. Louis Hospital di Bangkok.

Nel saluto rivolto a sanitari e malati, Francesco ha sottolineato il valore cristiano della carità. “E’ nell’esercizio della carità – ha detto - che noi cristiani siamo chiamati non solo a manifestare che siamo discepoli missionari, ma anche a verificare la fedeltà della nostra sequela e quella delle nostre Istituzioni”.

“Tutti sappiamo che la malattia porta sempre con sé grandi interrogativi. La nostra prima reazione può essere quella di ribellarci e persino di avere momenti di sconcerto e desolazione. È il grido di dolore, ed è bene che sia così: Gesù stesso lo ha patito e lo ha fatto suo. Con la preghiera anche noi vogliamo unirci al suo grido. Unendoci a Lui nella sua passione scopriamo la forza della sua vicinanza alla nostra fragilità e alle nostre ferite. È un invito ad aggrapparci alla sua vita e al suo sacrificio. Se a volte sentiamo dentro ‘il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione’, preghiamo di poter anche trovare, in una mano tesa, l’aiuto necessario per scoprire il conforto che viene dal Signore che ‘non si tiene nascosto’ (cfr Is 30,20) ma che ci sta vicino e ci accompagna”.

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