È vivo il sacerdote irlandese rapito a Mindanao
Manila (AsiaNews) – P. Michael Sinnott, rapito lo scorso 10 ottobre a Pagadian (Mindanao), è stato avvistato lunedì nella provincia di Lanao del Sud, a 70 km dal luogo del sequestro. Resta ancora sconosciuta l’identità dei rapitori. Mons. Emmanuel Cabajar, vescovo di Pagadian, invita alla prudenza nell’attribuire a gruppi musulmani la responsabilità del rapimento.
Esercito filippino e polizia intensificano le indagini. Per loro i principali sospettati continuano a essere i terroristi di Abu Sayyaf e i ribelli del Milf (Moro islamic liberation front), attivi in questi anni nella provincia di Lanao del sud.
Il portavoce del Milf, Eid Kabalu, rifiuta le accuse e afferma che “non vi è alcuna ragione che implica i nostri uomini nel sequestro. Noi non sappiamo chi c’è dietro tutto ciò, ma vogliamo cooperare con il governo per la liberazione di p. Sinnott”.
Nel 2007, il Milf aveva mediato con i rapitori per la liberazione di padre Giancarlo Bossi del Pime, sequestrato a Zamboanga e liberato dopo 39 giorni di prigionia.
Intanto padre Shay Cullen, missionario di S. Colombano e attivista per i diritti umani nelle Filippine, invita a pregare per il rilascio di p. Sinnott. “Questo è un appello per tutte le persone preoccupate del rapimento, affinché preghino per il suo rilascio e un pronto ritorno alla missione e alle persone che ha servito per più di quarant’anni”.
Nato a Barnatown (Wexford) nel 1929, padre Sinnott è da quarant’anni nelle Filippine. Descritto dai confratelli come il “jolly” per la sua ampia conoscenza delle lingue, l’anziano missionario irlandese, non ha nemici nella zona ed è molto amato dalla popolazione. Egli è inoltre attivo in molte opere di carità ed è responsabile dal 1998 della Hangop Kabataan Foundation, che si occupa della cura dei malati e dei bambini disabili.