È morto il “poeta dell’inferno”: dai lager di Hanoi, alla grazia del battesimo
Hanoi (AsiaNews) - Nel mondo era conosciuto col soprannome di "poeta dell'inferno", guadagnato raccontando in versi il dramma di 27 anni di prigionia nelle carceri del Vietnam come dissidente politico. Tuttavia, negli scritti e nella vita di Nguyen Chi Thien - scomparso il 2 ottobre scorso a 73 anni - è sempre emerso un raggio di speranza, uno sguardo verso il futuro capace di vincere le sofferenze psicofisiche quotidiane. Una speranza che, grazie al contatto con sacerdoti e personalità cattoliche in cella e nei campi di lavoro, si è trasformata negli anni in desiderio di fede. Così, dopo una profonda ricerca interiore, egli ha voluto abbracciare il cattolicesimo ricevendo il battesimo in California, negli Stati Uniti, dove ha trascorso l'ultimo periodo della sua travagliata, ma ricca esistenza.
Nguyen Chi Thien è nato ad Hanoi il 27 febbraio 1939, dove ha vissuto negli anni giovanili con i genitori e la sorella. Ancora ragazzo scrive alcuni poemi critici verso il regime comunista, che gli causano il primo arresto nel 1961 all'età di 22 anni; l'accusa, ancora oggi usata per incriminare la dissidenza interna al Vietnam, è quella di propaganda antigovernativa. Liberato nel novembre 1964, viene di nuovo imprigionato nel 1966 e questa volta il fermo durerà 11 anni.
In galera inizierà a comporre - senza carta, né penna - i primi versi, che conserverà nella propria mente per poi trasformarli in scritti una volta uscito dalla cella. La prima raccolta si ispira ai "Fiori del male" di Charles Baudelaire e si intitolerà Hoa dia Nguc, "I fiori dell'inferno". Nel 1979 riesce a gettare una copia del manoscritto nel cortile dell'ambasciata britannica ad Hanoi, raccolto da un soldato di guardia e, in seguito, tradotto da uno studioso vietnamita all'università di Londra.
Subito i suoi versi iniziano a circolare fra i letterati e fra i rifugiati vietnamiti della diaspora, sparsi nei cinque continenti. Tuttavia, il gesto gli spalanca di nuovo le porte della prigione. E questa volta si tratta di un regime carcerario durissimo, in un campo di lavoro, fra sofferenze e torture psicofisiche. A poco valgono le campagne per la sua liberazione di attivisti per i diritti umani e organizzazioni internazionali come Human Rights Watch (Hrw). Egli verrà rilasciato solo nel mese di ottobre del 1991, dopo aver scontato - con brevi intervalli di libertà - oltre 27 anni di prigionia.
Egli ha saputo però vivere la reclusione con spirito libero, mantenendo vivo il desiderio di ricerca della felicità che è dentro a ogni uomo. Un aspetto che emerge nelle sue poesie, leggendo fra le righe dei versi anche i più drammatici e carichi di sofferenze ("[...] spingono il Pensiero verso l'altra riva, attraverso un reticolo di catene e di ferri"). Una peculiarità che viene alimentata e rinvigorita dal rapporto con cattolici - in particolare i sacerdoti - rinchiusi come lui in prigione o nei campi di lavoro per ordine del regime comunista di Hanoi.
Nel 1995 Nguyen Chi Thien si trasferirà in esilio volontario negli Stati Uniti, dove pubblicherà il volume II de "I fiori dell'inferno", oltre che un'autobiografia e racconti brevi sull'esperienza al campo di Hoa Lo. Nel 1998 andrà in Francia e rimarrà per tre anni, per poi fare ritorno definitivamente nel continente americano, dove ha vissuto gli ultimi anni della sua vita in una casa di Orange County, in California. Segnato dalle sofferenze patite negli anni di prigionia, il suo corpo ha subito un rapido processo di deterioramento, colpito da una serie ininterrotta di malattie. Tuttavia, egli ha saputo come sempre mantenere viva la mente e lo spirito. Uno spirito inquieto, sempre alla ricerca di un significato e di una presenza capace di vincere i problemi e le difficoltà quotidiane. Un cammino culminato di recente nella decisione di abbracciare il cattolicesimo e di ricevere il battesimo.
06/02/2018 15:22
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