È finito il regime induista del BJP
Intervista a John Dayal, All India Catholic Union
New Delhi (AsiaNews) La nascita del governo Singh non sembra aver placato l'ira anti-cristiana degli induisti, delusi per la disfatta del BJP (Bharatiya Janata Party): l'edizione di ieri del popolare quotidiano Hindustan presentava una sarcastica vignetta con Sonia Gandhi nei panni della Madonna e Manmohan Singh in quelli di Gesù Bambino.
John Dayal, vice presidente dell'All India Catholic Union (cartello che riunisce 16 milioni di cattolici indiani), ha indirizzato una dura protesta al direttore dell'Hindustan, lamentando la grave mancanza verso i sentimenti religiosi dei cattolici. Dayal ha inoltre dichiarato: "La comunità cattolica indiana manifesta la sua forte protesta con il vostro giornale e spera in un gesto correttivo urgente e immediato".
Sulle prospettive aperte dalla sconfitta del BJP, Dayal ha rilasciato questa intervista ad AsiaNews.
Come giudica la sconfitta del BJP e l'avvento al potere del Congress?
La gente ha compiuto una scelta inequivocabile: non vuole essere soggetta ad un programma politico o un'ideologia in contrasto con i valori della civiltà indiana: la giustizia, la fratellanza, l'accettazione di una cultura multietnica. In queste elezioni il popolo ha chiesto allo stato una cosa ben precisa: la cura e la protezione i cittadini. Per questa ragione il BJP e la sua organizzazione RSS (Rashtriya Swayamsevak Sangh) hanno perso molti consensi nella loro tradizionale roccaforte, il Gujarat, laboratorio dell'Hinduvta. Il dovere di un governo è interessarsi in modo concreto ai poveri, ai contadini e ai lavoratori senza terra. Il governo di Vajpayee ha fallito in questo: mentre i consiglieri di Vajpayee coniavano lo slogan "l'India risplende", membri del BJP si vantavano di incontrare Bill Gates, i contadini si suicidavano per la disperazione, i prezzi andavano alle stelle, le donne erano vittime di atrocità, i lavoratori venivano licenziati senza nessuna protezione sociale, le aziende bloccavano gli investimenti. C'è stata alle urne una rivolta contro questa versione dell'India che splende. Soprattutto la gente ha rifiutato l'ideologia di odio, xenofobia, gretto nazionalismo e continue persecuzioni contro musulmani e cristiani. Il governo del BJP si era macchiato di queste colpe, ad esempio con la legge contro le conversioni.
Quale a suo giudizio il futuro dell'ideologia Hindutva?
L'ideologia Hindutva non ha nessun futuro, come non ne ha il neonazismo, l'apartheid o la xenofobia. Si tratta di un'ideologia malata, contraria alla storia, alla cultura e natura umana. È un pensiero razzista, che deriva direttamente da Hitler e Mussolini e si è formato durante il periodo della divisione dell'India. Esalta la folle tesi "una nazione, un popolo, una cultura" e non lascia spazio alla diversità religiosa, né alla cultura dravidica e ai dalit. Rifiuta la ragionevolezza, il dissenso e il ruolo della legge. Questa ideologia nel corso degli anni ha guadagnato terreno politico cavalcando la campagna di odio nel Maharashtra, a Delhi e nel Gujarat attraverso una campagna di diffamazione prima dei musulmani, poi dei cristiani. Non bisogna dimenticarsi che le forza Hintuvta hanno anche preso di mira i Sikh e sono direttamente responsabili, durante la divisione del Punjab e la formazione dell'Haryana, per aver creato una spaccatura fra le due comunità sulla questione dell'indi come lingua madre di tutti gli indù. Fu la scintilla che portò alla nascita del terrorismo. Durante i sei anni di governo del BJP, i guru induisti hanno messo i loro uomini in ogni posto dell' apparato statale: dalla giustizia alla polizia, dal welfare all'industria, fino all'educazione e alle commissioni sulle minoranze, le caste e le donne. Anche i media, specialmente quelli ufficiali, sono stati monopolizzati. Questo pone una sfida al nuovo governo: cambiare queste persone e indagare sulle donazioni alle organizzazioni indù. Bisogna punire i responsabili delle campagne di incitamento all'odio e specialmente i colpevoli dei massacri del 2002 nel Gujarat. Anche la Corte Suprema si è pronunciata su queste vicende. La RSS deve essere messa sotto processo perché è una minaccia alla pace non solo dell'India ma anche di tutto il sud-est asiatico.
Qual è il dovere dei cristiani nella nuova situazione politica?
Come cittadini che fanno parte della società civile, noi cristiani dobbiamo capire che gli interessi della nostra comunità sono salvaguardati di più in una politica laica, in cui la costituzione e il ruolo della legge sono i garanti del vivere sociale. Non cerchiamo particolari favori ma neppure tolleriamo alcuna discriminazione. Non vogliamo accordi e assicurazioni bilaterali che non siano dati allo stesso tempo a tutte le minoranze religiosi. Le leggi sulle conversioni devono essere abolite perchè nella pratica danneggiano i cristiani. I dalit devono veder riconosciuti i loro diritti dato che un ordine presidenziale del 1950 discrimina i dalit musulmani e cristiani e scalfisce il carattere della costituzione. Bisogna attuare delle riforme economiche per la comunità cristiana, che è la più povera tra i poveri: tra i cristiani vi è infatti il più alto numero di dalit e di tribali. Solo su una stretta fascia costiera i cristiani sono in grado di procurarsi di che mangiare. Ma oltre a ciò non hanno lavoro. Non ci sono industrie ma solo piccoli artigiani.