教宗指出“再不要抛弃”、再不要“企图把一切都变成可消费物”的逻辑
圣克鲁斯德拉西埃拉(亚洲新闻)—“再不要抛弃”、再不要“铲除一切丧失创造力的”逻辑。这种逻辑“企图把一切都变成可交换和消费的物质”。效仿耶稣的榜样,给予人——真正的社会财富——空间、人的生命永远是恩典,“在天主的手中、具有不断繁衍的力量”。给予“分享空间,因为只有分享,我们才能找到喜乐的源泉、尝试救恩的经验”。
这是教宗方济各在玻利维亚人口最多的经济贸易中心圣克鲁斯德拉西埃拉主持弥撒圣祭时指出的(见照片)。同时,也是玻利维亚第五届全国圣体大会开幕式。和厄瓜多尔一样,迎接教宗的也是欢乐的海洋。人们身穿传统民族服装、在礼仪中载歌载舞,教宗使用的权杖也是当地原住民匠人亲手制作的。
围绕分饼奇迹的福音讲解道理时,教宗方济各指出“就像那个时代的门徒一样,……面对当今世界的饥饿,我们可以说‘情况不对’;无法面对这种局势;那么绝望最终占据了我们的心。一颗绝望的心是很容易被在当今世界中强加于人的逻辑所占领的。这种逻辑企图把一切都变成可交换和消费的物质”。而圣体圣事“使我们摆脱个人主义,从而共同善度门徒的生活、使我们坚信我们所拥有的一切、我们,一旦通过天主的力量、因着天主之爱的力量得到接纳、降福和奉献,将会变成他人的生命食粮”。
以下为教宗讲道全文:
“Ci può accadere come ai discepoli di un tempo, quando videro la quantità di gente che stava là. Chiesero a Gesù che li congedasse, dal momento che era impossibile dar da mangiare a tutta quella gente. Di fronte a tante situazioni di fame nel mondo possiamo dire: ‘Non tornano i conti’; è impossibile affrontare queste situazioni; e allora la disperazione finisce per prenderci il cuore. In un cuore disperato è molto facile che prenda spazio la logica che pretende di imporsi nel mondo di oggi. Una logica che cerca di trasformare tutto in oggetto di scambio, di consumo, tutto negoziabile. Una logica che pretende di lasciare spazio a pochi, scartando tutti quelli che non ‘producono’, che non sono considerati idonei e degni perché apparentemente ‘i conti non tornano’. Gesù ancora una altra volta ci parla e ci dice: ‘Non è necessario che se ne vadano, date loro voi stessi da mangiare’. E’ un invito che oggi risuona con forza per noi: ‘Non è necessario che alcuno se ne vada; basta con gli scarti, date loro voi stessi da mangiare’. Gesù continua a dircelo in questa piazza. Sì, basta con gli scarti, date loro voi stessi da mangiare”.
“La visione di Gesù non accetta una logica, una visione che sempre ‘taglia il filo’ a chi è più debole, a chi ha più bisogno. Accettando la ‘scommessa’, Lui stesso ci dà l’esempio, ci indica la strada. Un’indicazione racchiusa in tre parole: prende un po’ di pane e qualche pesce, li benedice, li divide e li consegna perché i discepoli lo condividano con gli altri. Quella è la strada del miracolo. Certamente non si tratta di magia o idolatria. Gesù, per mezzo di queste tre azioni, riesce a trasformare una logica dello scarto in una logica di comunione, di comunità. Vorrei sottolineare brevemente ognuna di queste azioni.
Prende. Il punto di partenza è che prende molto seriamente la vita dei suoi. Li guarda negli occhi e in essi capisce la loro vita, i loro sentimenti. Vede in quegli sguardi quello che palpita e quello che ha smesso di palpitare nella memoria e nel cuore del suo popolo. Lo considera e lo valorizza. Valorizza tutto ciò che di buono possono offrire, tutto il bene sulla cui base si può costruire. Ma non parla degli oggetti o dei beni culturali, o delle idee, ma delle persone. L’autentica ricchezza di una società si misura nella vita della sua gente, si misura negli anziani capaci di trasmettere la loro saggezza e la memoria del loro popolo ai più piccoli. Gesù non trascura la dignità di nessuno, con la scusa che non ha nulla da dare o da condividere.
Benedice. Gesù prende su di sé, e benedice il Padre che è nei cieli. Sa che questi doni sono un dono di Dio. Perciò non li tratta come ‘una cosa qualsiasi’, poiché tutta quella vita è frutto dell’amore misericordioso. Egli lo riconosce. Va oltre la semplice apparenza e nel gesto di benedizione, nel lodare, chiede al Padre suo il dono dello Spirito Santo. Benedire comporta questo duplice sguardo, da un lato ringraziare e dall’altro poter trasformare. Significa riconoscere che la vita è sempre un dono, un regalo che, posto nelle mani di Dio, acquisisce una forza che lo moltiplica. Il nostro Padre non toglie nulla, tutto moltiplica.
Dedizione. In Gesù non vi è un prendere che non sia una benedizione, e non esiste una benedizione che non sia dedizione. La benedizione è sempre anche missione, ha una finalità, condividere, il dividere insieme quello che si è ricevuto, poiché solo nella dedizione, nel con-dividere troviamo, come persone umane, la fonte della gioia e facciamo esperienza della salvezza. Una dedizione che desidera ricostruire la memoria di essere popolo santo, popolo invitato, chiamato a portare la gioia della salvezza. Le mani che Gesù alza per benedire il Dio del cielo sono le stesse che distribuiscono il pane alla moltitudine che ha fame. Possiamo immaginare come passavano di mano in mano i pani e i pesci fino a giungere a quelli più lontani. Gesù riesce a creare una corrente tra i suoi, tutti condividevano ciò che avevano, facendolo diventare dono per gli altri e fu così che mangiarono fino a saziarsi e incredibilmente ne avanzò: lo raccolsero in sette ceste. Una memoria presa tra le mani, benedetta e offerta sazia sempre un popolo.
L’Eucaristia è «Pane spezzato per la vita del mondo», come dice il motto del V Congresso Eucaristico che oggi inauguriamo e che si svolgerà a Tarija. È Sacramento di comunione, che ci fa uscire dall’individualismo per vivere insieme la sequela e ci dà la certezza che ciò che possediamo e ciò che siamo, se è accolto, benedetto e offerto, mediante il potere di Dio, con il potere del suo amore, diventa pane di vita per gli altri. La Chiesa è una comunità che fa memoria. Per questo, fedele al mandato del Signore, ripete ogni volta: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). Attualizza di generazione in generazione, nei più diversi angoli della nostra terra, il mistero del Pane di Vita. Lo rende presente e ce lo offre. Gesù vuole che partecipiamo della sua vita e che, attraverso di noi, essa si vada moltiplicando nella nostra società. Non siamo persone isolate, separate, ma il Popolo della memoria attualizzata e sempre offerta. Una vita che fa memoria ha bisogno degli altri, delle relazioni, dell’incontro, di una solidarietà reale che sia capace di entrare nella logica dell’accogliere, benedire e offrire; nella logica dell’amore.
Maria, che, come molte di voi, portò su di sé la memoria del suo popolo, la vita di suo Figlio, e sperimentò in sé stessa la grandezza di Dio, proclamando con giubilo che Egli ‘ricolma di beni gli affamati’ (cfr Lc 1,53), sia oggi il nostro esempio per affidarci alla bontà del Signore, che compie opere grandi mediante l’umiltà dei suoi servi”.
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