05/06/2019, 10.58
MYANMAR
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Yangon, il ‘Bin Laden buddista’ è latitante. Nuovo mandato d’arresto

Wirathu, monaco ultranazionalista, è accusato di sedizione. Ieri il religioso non si è presentato presso la Corte distrettuale Ovest di Yangon. Le autorità vogliono processare il religioso per le sue dichiarazioni “oscene e personali” contro Aung San Suu Kyi.

Yangon (AsiaNews) – Il “Bin Laden buddista” si dà alla fuga: Wirathu, monaco ultranazionalista birmano (foto), ieri non ha rispettato un ordine di comparizione presso i giudici della Corte distrettuale Ovest di Yangon, per rispondere delle accuse di sedizione. Nei confronti del religioso, noto per il suo livore contro l'islam ed in particolare contro la comunità dei musulmani Rohingya, le autorità hanno emesso un nuovo mandato d’arresto. Esso segue quello formulato lo scorso 28 maggio dalla polizia del Myanmar, che il monaco aveva promesso di “affrontare”. Lo ha dichiarato U Min Thant, responsabile per la comunicazione del tribunale.

U Khin Maung Myint, avvocato difensore del monaco, afferma: “Il fatto che U Winrathu debba rispondere di un altro mandato di arresto non influirà sulle accuse formulate contro di lui; queste rimarranno effettive finché non comparirà in tribunale. Solo quando sarà arrestato o si consegnerà alla polizia, il nuovo mandato verrà ritirato. L’azione legale continuerà secondo le accuse originali di sedizione. Dal momento che ora è considerato un latitante dalla legge, il pubblico può riportare alla polizia ogni suo avvistamento”.

Nel marzo 2017, il Sangha Maha Nayaka di Stato – massima autorità del clero buddista birmano – ha impedito a Wirathu di parlare in pubblico per un anno. Terminato il bando, l’abate ha preso parte ad una serie di manifestazioni pro-militari. Wirathu accusa il governo di Aung San Suu Kyi di favorire i musulmani e di non proteggere tradizioni e cultura buddista, compito a suo parere svolto solo dall’esercito. Il primo mandato di arresto è stato emesso in seguito all’annuncio del ministro per gli Affari religiosi e la cultura che il monaco sarebbe stato processato per dichiarazioni “oscene e personali” contro la leader democratica.

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