Wukan, i cittadini pronti a tutto. La polizia impone l'assedio "della fame"
Nel villaggio della ricca provincia meridionale del Guangdong continua da 9 giorni il blocco totale delle forze di sicurezza, che impediscono l’accesso di alimenti per fiaccare la protesta. Ma i residenti organizzano una distribuzione gratuita di cibo e si dicono pronti a combattere contro gli agenti in caso di attacco. Pronta per domani una marcia su Lufeng.
Guangzhou (AsiaNews) - Dopo 9 giorni di assedio, gli abitanti di Wukan – il villaggio ribelle che nella ricca provincia meridionale del Guangdong sta sfidando le autorità cinesi – si sono organizzati e hanno deciso di distribuire cibo ai poveri in maniera gratuita. La decisione è stata presa dopo che la polizia, per alzare il tiro della repressione, ha bloccato l’ingresso dei viveri all’interno del villaggio.
Lo conferma Huang Rongbiao, proprietario di un ristorante locale, secondo cui “si può andare e venire dal villaggio ma senza portare cibo. Forse rimane abbastanza cibo per adesso, ma non so quanto possa durare: spero che il governo affronti la situazione, siamo in attesa di notizie”. Il blocco totale è iniziato lo scorso 10 dicembre dopo la morte di Xue Jinbo, uno dei leader delle proteste morto durante un interrogatorio della polizia. La morte ha scatenato nuove proteste.
Le tensioni a Wukan sono scoppiate lo scorso settembre, quando centinaia di abitanti hanno attaccato la sede del municipio e una stazione di polizia dopo la requisizione forzata di diversi ettari di terreno di loro proprietà. In seguito alla promessa di un’inchiesta da parte del governo centrale, le rivolte si erano calmate. Ma le indagini, cui si sono opposti i dirigenti locali, non hanno portato a nulla e le proteste sono riprese con più decisione. Ora migliaia di manifestanti pensano di marciare domani fino alla vicina città di Lufeng per chiedere giustizia.
Il governo teme queste proteste sociali, in continuo aumento in tutto il Paese. Il governo centrale ha ordinato una campagna di 6 mesi per migliorare il rapporto fra pubblica sicurezza e cittadini: questa manovra, lanciata in maniera ufficiale lo scorso 16 dicembre, dovrebbe portare a una migliore collaborazione fra le fasce sociali. Il programma porta la firma di Zhou Yongkang, membro della potentissima Commissione permanente del Politburo del Partito comunista.
Accanto a queste misure, però, il governo ha anche aumentato il livello della censura su quanto sta avvenendo. Su Weibo – la versione cinese di Twitter, uno degli strumenti più usati da dissidenti e manifestanti – il nome di “Wukan” è stato bandito in quanto “termine sensibile”. Stessa sorte, da sempre, per parole come “Dalai Lama”, “movimento di Tiananmen” e “libertà religiosa”. Tutto questo ha esacerbato talmente tanto la situazione che l’80 % dei cittadini del villaggio (13mila in totale) sono pronti a combattere con la polizia in caso di attacco da parte della polizia.
Lo conferma Huang Rongbiao, proprietario di un ristorante locale, secondo cui “si può andare e venire dal villaggio ma senza portare cibo. Forse rimane abbastanza cibo per adesso, ma non so quanto possa durare: spero che il governo affronti la situazione, siamo in attesa di notizie”. Il blocco totale è iniziato lo scorso 10 dicembre dopo la morte di Xue Jinbo, uno dei leader delle proteste morto durante un interrogatorio della polizia. La morte ha scatenato nuove proteste.
Le tensioni a Wukan sono scoppiate lo scorso settembre, quando centinaia di abitanti hanno attaccato la sede del municipio e una stazione di polizia dopo la requisizione forzata di diversi ettari di terreno di loro proprietà. In seguito alla promessa di un’inchiesta da parte del governo centrale, le rivolte si erano calmate. Ma le indagini, cui si sono opposti i dirigenti locali, non hanno portato a nulla e le proteste sono riprese con più decisione. Ora migliaia di manifestanti pensano di marciare domani fino alla vicina città di Lufeng per chiedere giustizia.
Il governo teme queste proteste sociali, in continuo aumento in tutto il Paese. Il governo centrale ha ordinato una campagna di 6 mesi per migliorare il rapporto fra pubblica sicurezza e cittadini: questa manovra, lanciata in maniera ufficiale lo scorso 16 dicembre, dovrebbe portare a una migliore collaborazione fra le fasce sociali. Il programma porta la firma di Zhou Yongkang, membro della potentissima Commissione permanente del Politburo del Partito comunista.
Accanto a queste misure, però, il governo ha anche aumentato il livello della censura su quanto sta avvenendo. Su Weibo – la versione cinese di Twitter, uno degli strumenti più usati da dissidenti e manifestanti – il nome di “Wukan” è stato bandito in quanto “termine sensibile”. Stessa sorte, da sempre, per parole come “Dalai Lama”, “movimento di Tiananmen” e “libertà religiosa”. Tutto questo ha esacerbato talmente tanto la situazione che l’80 % dei cittadini del villaggio (13mila in totale) sono pronti a combattere con la polizia in caso di attacco da parte della polizia.
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27/12/2016 08:20
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