Washington: storico incontro fra Obama e il leader comunista vietnamita (in salsa anti-cinese)
Washington (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente Usa Barack Obama ha ricevuto ieri alla Casa Bianca il capo del partito comunista vietnamita Nguyen Phu Trong, in un incontro storico fra due Paesi un tempo rivali e protagonisti di una sanguinosa guerra a cavallo degli anni '60 e '70. È il primo incontro di così alto livello fra Hanoi e Washington dalla normalizzazione dei rapporti fra i rispettivi governi, avvenuta 20 anni fa. Dietro il progressivo riavvicinamento tra Vietnam e Stati Uniti vi è l’obiettivo comune di fermare la politica “imperialista” di Pechino, in particolare nei mari dell’Asia-Pacifico.
Rivolgendosi al leader comunista vietnamita, il presidente Obama ha sottolineato che a dispetto delle diverse “filosofie politiche”, le due nazioni stanno rafforzando la cooperazione strategica e la partnership. Vi sono state “difficoltà” nel passato, ha aggiunto il capo della Casa Bianca, e persistono significative “differenze” nella filosofia e nel sistema.
Tuttavia, conclude Obama, si è registrata nell’ultimo periodo la crescita di “relazioni costruttive” basate sul “rispetto reciproco” e a “beneficio” di entrambe le nazioni.
In risposta Nguyen Phu Trong ha definito i colloqui “cordiali, costruttivi, positivi e schietti”, anche se restano lontane le posizioni in tema di diritti umani, libertà religiosa e anche la firma sull’accordo commerciale che coinvolge in Paesi della regione del Pacifico.
Al contempo il leader del partito comunista vietnamita ha invitato Obama a visitare il Paese e si è detto grato che il presidente Usa abbia accettato; anche se non vi è ad oggi una data, il capo della Casa Bianca “non vede l’ora” di recarsi ad Hanoi.
Durante l’incontro si è parlato anche delle controversie nel mar Cinese meridionale, che secondo i due leader andrebbero risolte in accordo al diritto internazionale. L’obiettivo comune è garantire la sicurezza della navigazione e favorire il rafforzamento delle relazioni commerciali. Trong, senza nominare la Cina in modo diretto, ha affermato di condividere le preoccupazioni dei vietnamiti per le tensioni nei mari e che “le recente attività” [i lavori nelle isole contese promossi da Pechino, ndr] “non sono in accordo con le leggi internazionali e complicano la situazione”.
Se il vertice ha soddisfatto i due leader e i rispettivi governi, non tutti possono dirsi entusiasti. Sempre ieri all’esterno della Casa Bianca un nutrito gruppo di attivisti ha protestato per le violazioni dei diritti umani e della libertà religiosa che avvengono, ancora oggi, in Vietnam. Anche un gruppo di parlamentari Usa ha inviato una lettera al presidente Obama, esprimendo disappunto per questo invito.
Del resto Hanoi da tempo usa il pugno di ferro contro il dissenso interno. Nel mirino delle autorità anche leader religiosi, fra cui buddisti e cattolici, o intere comunità come successo lo scorso anno nella diocesi di Vinh, dove media e governo hanno promosso una campagna diffamatoria e attacchi mirati contro vescovo e fedeli. La repressione colpisce anche singoli individui, colpevoli di rivendicare il diritto alla libertà religiosa e al rispetto dei diritti civili dei cittadini.