Violenze islamiche in Bangladesh: un editore ucciso, un altro ferito e due blogger aggrediti
Dhaka (AsiaNews) – Un editore di idee progressiste assassinato, un altro ferito e due blogger attaccati con accette da criminali non identificati nei quartieri di Shabagh e Lalmatia, nella capitale del Bangladesh. È il bilancio degli ultimi attacchi sferrati contro intellettuali laici nel Paese, presi di mira da radicali islamici che giustificano il loro omicidio in quanto “atei”. Ad AsiaNews il cattolico Dilip Vincent Gomes, presidente del Bangladesh Christian Writer’s Forum, condanna con durezza il nuovo episodio di violenza: “Radicali islamici stanno assassinando e perseguitando scrittori, blogger e i loro editori. I colpevoli non vengono puniti. I liberi pensatori scrivono di cambiamento sociale e i fondamentalisti li uccidono senza pietà. I radicali islamici non vogliono promuovere e sostenere una società pacifica, sono i nemici di questo Paese”.
Faisal Arefin Dipan (v. foto), di 45 anni, editore del Jagriti Prokashani, è stato accoltellato sabato 31 ottobre intorno alle due del pomeriggio (ora locale) mentre si trovava nel suo ufficio vicino all’ Aziz Cooperative Market di Shabagh, a Dhaka. Il suo omicidio è stato rivendicato dal gruppo Al-Qaeda in the Indian Subcontinent (Aqis). Ahmedur Rashid Tutul, editore del Shuddha Swar Prokashani, e i blogger Sudeep Kumar Roy Barman – che scrive sotto lo pseudonimo di Ranadipam Basu – e Tareq Rahim sono stati aggrediti lo stesso giorno nell’ufficio di Tutul a Lalmatia. Alcuni testimoni oculari hanno visto un gruppo di cinque o sei malviventi piombare negli uffici del giornale e aggredire i tre uomini con armi da fuoco e coltelli rudimentali. Dopo averli feriti, li hanno anche bloccati nell’edificio.
Ranadipam Basu ha pubblicato un commento su Facebook subito dopo l’attacco. Un blogger cattolico anonimo commenta: “Il governo non sta facendo niente per frenare o condannare gli autori di questa ondata di violenze. I radicali islamici stanno acquisendo nuovo slancio nell’uccisione dei pensatori democratici e laici”.
La situazione nel Paese sta diventando sempre più rischiosa per chi non condivide l’ideologia dell’islam. Da diverso tempo estremisti islamici prendono di mira liberi pensatori e attivisti democratici, molti dei quali stanno scappando all’estero per avere salve le proprie vite. Il primo blogger a essere stato ucciso per le sue idee “contrarie all’islam” è stato Ahmed Rajib Haider nel 2013. Dall’inizio del 2015, altri quattro blogger hanno perso la vita: a febbraio Avijt Roy è stato assassinato vicino all’Università di Dhaka; a fine marzo, nella capitale, fondamentalisti musulmani hanno ammazzato a colpi di machete Oyasiqur Rahman; due mesi più tardi è stato il turno di Ananta Bijoy Das, ucciso a Sylhet; l’ultimo, Niloy Chakrabarti, è stato giustiziato ad agosto in pieno giorno, sotto gli occhi della madre e della sorella.
Serajul Islam Chaudhury, professore emerito e scrittore rinomato di religione musulmana, commenta: “Le persone che commettono questi omicidi sbagliano, questi atti non sono permessi da nessuna religione, in particolare da un religione pacifica come quella islamica. Questi episodi avvengono perché in precedenza non sono stati risolti gli altri omicidi”.
Il giorno prima dell’omicidio di Dipan, un altro editore ha ricevuto un messaggio sul suo cellulare, in cui veniva minacciato di morte per aver pubblicato testi laici. Ne testo si legge: “Tu hai pubblicato molti libri scritti da atei, quindi hai commesso molti peccati. Preparati a morire!”.
La polizia metropolitana di Dhaka fa sapere che dietro l’omicidio dell’editore e le minacce agli altri scrittori potrebbe esserci il gruppo Ansarullah Bangla Team, già noto per aver augurato la “giusta morte” ad una lista di intellettuali laici.
Domani il gruppo di attivisti appartenenti al Ganajagaran Mancha (Fase di risveglio nazionale), di cui fanno parte anche gli scrittori feriti e alcuni dei blogger assassinati, effettueranno uno sciopero nazionale per protestare contro l’inattività del governo, e chiederanno alle autorità di Dhaka di dare risposte certe e assicurare gli assassini alla giustizia.