Vescovo emerito di Kontum: ‘Errori del governo’ minacciano l’esistenza dei Montagnard
Gli esperti: “I tribali divenuti ‘legittima minoranza’ nella propria patria”. Povertà, deforestazione, agricoltura intensiva e inquinamento sono le emergenze più critiche. Nonostante la persecuzione, la Chiesa offre sostegno materiale e spirituale e dedica loro numerose attività sociali e caritative.
Hanoi (AsiaNews) – “Se potessi consigliare il governo, farei presente l’inadeguatezza di alcune politiche sociali e leggi sulla proprietà della terra”. È quanto afferma mons. Michael Hoàng Đức Oanh, vescovo emerito di Kontum (nell’omonima provincia centrale), in un incontro con i fedeli dell’arcidiocesi di Saigon. “Le persone devono essere rispettate e le loro opinioni ascoltate – prosegue il presule – Tuttavia, nonostante le autorità dichiarino che ‘solo il popolo può proteggere il Paese’, ciò non avviene”.
La diocesi di Kontum è situata nella regione delle Central Highlands, territorio che raggruppa cinque province del Vietnam centrale: Đắk Lắk, Đắk Nông, Gia Lai, Kon Tum e Lâm Đồng. La comunità cattolica si compone di 40 gruppi etnici distinti, tra cui i Bahnar, Jơrai, Sê Đăng, Rơgao, Yơling. Chiamate “Montagnard” dai francesi e Người Thượng dai vietnamiti, a queste minoranze Degar (figli delle montagne) si aggiungono i Kinh, che costituiscono circa il 50% degli oltre 290mila fedeli della diocesi. Insieme, rappresentano la fascia più povera della popolazione del Paese.
Oltre alle difficili condizioni economiche e sanitarie, i cattolici locali devono affrontare anche gli attacchi alla libertà religiosa. Essi sono una costante nei confronti delle popolazioni Montagnard e negli ultimi anni si sono inaspriti. Il regime comunista tenta inoltre di impossessarsi delle loro terre con la forza. In cerca di riparo dalle violenze, sempre più famiglie tentano di attraversare la frontiera, rischiando arresti e respingimenti. Attraverso l’opera di vescovi, sacerdoti come i padri redentoristi e fedeli, la Chiesa offre sostegno materiale e spirituale ai Montagnard e a loro dedica numerose attività sociali e caritative.
A partire dal 1976, quando le forze rivoluzionarie comuniste sconfissero il Movimento di Y Bih Alêo per l’autonomia dei Montagnard, Hanoi ha emanato le “politiche per le minoranze etniche”. Questi provvedimenti solo finalizzati alla difesa nazionale e alla protezione delle frontiere del Vietnam. Tuttavia, essi non mirano a migliorare la vita dei tribali, bensì a controllarli. A seconda del loro “grado di sottomissione”, il governo comunista esercita un controllo “forte o leggero” e “crescente o in diminuzione”.
Nel corso degli anni, terre e villaggi sono stati “collettivizzati” e le condizioni di vita sono sempre più disperate. I più giovani non hanno la possibilità di frequentare le scuole. Il tasso di bambini analfabeti è del 60%, il più alto in tutto il Vietnam. Ogni anno scolastico, i giovani diplomati dalle scuole superiori sono molto pochi. La maggior parte dei ragazzi appartenenti alle minoranze etniche ha dovuto lasciare presto gli studi, per trovare lavoro o dedicarsi all’agricoltura.
In più di quarant’anni, il regime ha trasferito nelle Central Highlands oltre tre milioni di persone originarie del delta del fiume Rosso e più di 70mila tribali dalle Northern Uplands. La deforestazione e l’agricoltura intensiva hanno stravolto il territorio. Queste non sono tuttavia le uniche minacce all’esistenza dei Montagnard. Ad esse si aggiunge il diffuso inquinamento delle risorse idriche, dovuto all’industrializzazione selvaggia e alla mancanza di politiche governative di tutela ambientale.
La legge sulla terra del 1999 ha ridotto in modo significativo le aree agricole destinate ai tribali. Ciascun nucleo familiare può rilevare in concessione solo 1,2 ettari. La norma ha colpito duramente il loro stile di vita tradizionale. Nonni, genitori, figli e nipoti hanno dovuto dividersi in modo da poter coltivare più terra e contrastare la fame. Per molti esperti, i Montagnard sono dunque diventati “legittima minoranza nella propria patria”.