15/03/2016, 12.24
INDIA-VATICANO
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Vescovo emerito di Calcutta: Madre Teresa era il volto di Cristo nel mondo

di Nirmala Carvalho

L’arcivescovo della metropoli al tempo della missione della nuova santa, mons. Henry Sebastian D’Souza, racconta ad AsiaNews gli ultimi giorni della Madre e la sua eredità per l’India e per il mondo: “La bellezza della vita e della missione di Madre Teresa sta nel fatto che è stata in grado di trascendere le barriere di razza, lingua, cultura, status sociale… Qualunque barriera. Era l’immagine di Gesù, la Sua faccia nel mondo”.

Calcutta (AsiaNews) – Madre Teresa “era il volto di Cristo nel mondo, una persona che ha speso la vita per aiutarci a comprendere la natura del divino. Ecco perché non appartiene a Calcutta o all’India, ma al mondo intero e in ultima analisi a Gesù”. Lo dice ad AsiaNews mons. Henry Sebastian D’Souza, arcivescovo emerito che ha guidato Calcutta dal 1986 al 2002, negli anni della missione della nuova santa. Papa Francesco ha deciso che la sua canonizzazione avverrà a Roma il prossimo 4 settembre 2016.

Eccellenza, lei era arcivescovo di Calcutta quando Madre Teresa morì. Come sono stati gli ultimi giorni della santa? Come è passata da questa vita all’altra?

Io non ero presente il giorno della morte di Madre Teresa. Su invito dell’allora card. Ratzinger ero a Roma per presentare al Santo Padre il catechismo della Chiesa cattolica. Avevo infatti partecipato alla composizione del testo in quanto rappresentante asiatico. Ma quando ho saputo della morte di Madre Teresa, sono tornato subito a casa. Mi dissero che l’estrema unzione le era stata data da p. Hansel D’Souza, parroco della chiesa di santa Maria.

Cosa è successo subito dopo la morte?

Ho avuto la gestione e la responsabilità dei suoi funerali. In questo sono stato benedetto dal sostegno di Bill Canny, del Catholic Relief Service. Era venuto a trovarmi alcuni mesi prima della morte della Madre, e mi aveva chiesto se avessi dei piani per i suoi funerali. Io non ne avevo nessuno, e lui mi ha consigliato di prepararmi. Ci siamo seduti insieme e abbiamo iniziato a discutere delle varie questioni, visitando molti posti che avrebbero potuto ospitare il corpo di Madre Teresa fino al funerale vero e proprio. Abbiamo stilato la lista dei dignitari da incontrare e sistemato i posti in cui farli sedere durante la cerimonia funebre.

C’erano da preparare anche dettagli su come preservare il corpo nei giorni subito dopo la morte, come gestire le folle che avrebbero voluto avere un’ultima benedizione, come organizzare la liturgia e la musica e tante altre cose. In questo, Bill Canny si è dimostrato un eccellente stratega. Dopo diverse discussioni ha preparato un piano di diverse pagine che affrontava i vari dettagli. Un documento davvero ben preparato, che copriva ogni evenienza. Ne ho dato una copia alle suore della Casa madre e un’altra a p. Valerian Nazaret, allora parroco della chiesa di san Tommaso dove sarebbe rimasto il corpo. Una terza copia era per me, mentre Canny sarebbe stato il coordinatore di tutti questi eventi.

Il risultato di tutta questa pianificazione si è visto alla mia assenza da Calcutta: quando la Madre è morta, non era un problema che io non fossi qui. Il vicario generale dell’arcidiocesi, mons. Francis Gomes, ha preso la copia del piano e ha messo in pratica i vari punti insieme a Canny e a p. Valerian Nazareth. Quella preparazione meticolosa ha dato i suoi frutti. Le Missionarie della Carità hanno gestito l’aspetto medico per la preservazione del corpo di Madre Teresa, mentre p. Valerian ha iniziato a gestire le file di persone che volevano entrare in chiesa per porgere il proprio rispetto alla santa. Anche le diverse centinaia di dignitari sono stati accolti come richiesto e posizionati. Posso soltanto essere grato per il sostegno che ho ricevuto in quel momento cruciale, quando morì Madre Teresa.

Come sono iniziate le procedure per l’inchiesta diocesana da lei aperta?

Dopo la morte e il funerale di Madre Teresa ho ricevuto un numero incalcolabile di lettere che mi chiedevano di aprire il processo di canonizzazione. Entro pochi mesi ho scritto alla Congregazione per le Cause dei Santi e ho chiesto il permesso di iniziare il processo. Secondo il Diritto canonico, questo poteva iniziare soltanto dopo cinque anni dalla morte, ma io avevo bisogno di un’esenzione. Ho spiegato che molti testimoni chiave del processo di canonizzazione erano anziani, e forse non sarebbero sopravvissuti ai cinque anni richiesti. Il Prefetto mi rispose che la regola doveva essere rispettata, ma mi ha consigliato di iniziare a raccogliere in maniera informale quelle prove che ritenevo sarebbero state utili. Devo dire che non ho seguito questo consiglio.

In ogni caso, entro un anno ho ricevuto un’altra lettera dal Prefetto della Congregazione in cui mi veniva concesso il permesso di aprire il processo. Anzi, mi è stato chiesto di iniziare il prima possibile. Sono stato molto fortunato ad avere un canonista qualificato come il vescovo Salvadore Lobo di Baruipur. Era il mio suffraganeo e vicino a Calcutta, dato che all’epoca risiedeva a meno di un’ora di macchina dall’episcopio. Egli accettò di guidare la Commissione, facendo tutto il necessario per mettere insieme le prove necessarie al processo. Ha nominato le persone giuste come segretario e notaio del gruppo. E a quel punto il processo è potuto iniziare, in una stanza della casa dell’arcivescovo di Calcutta.

“La luce dell’oscurità è brillante”, ha scritto la Madre. Come lo spiega?

Ho parlato molto della vita e della missione di Madre Teresa. L’aspetto della sua ‘notte oscura’ non mi è noto. Mi ha sempre incontrato con un sorriso radioso sulla faccia. Dopo aver letto della sua vita e del suo impegno, ho capito quanto fosse brillante la sua oscurità. La stessa Madre ha spiegato la sua vita in alcune frasi. E cito da ‘The Spirituality of Mother Teresa & Catherine Doherty’ di p. Omar Tange: ‘Il tuo cuore sia semplice e puro – mi rispose – in modo da poter vivere un servizio incondizionato per i poveri, per Gesù attraverso Maria’. E continua: ‘Senza questa purezza e semplicità, inizierai a ridurre in una cosa morta la realtà di Gesù e della sua Madre. La tua auto-sufficienza, tuo orgoglio intellettuale impediranno la Sua venuta, la sua nascita nel tuo cuore, perché Dio non può riempire quello che è già pieno. È molto semplice’ (p 102). In un altro stralcio del libro (p 116), dice: ‘Dio non ci chiede di avere successo in ogni cosa, ma di essere fedeli. Per quanto bello possa essere il nostro lavoro, non dobbiamo attaccarci ad esso. Rimaniamo sempre preparati a lasciarlo, senza perdere la nostra pace. Il lavoro non appartiene a te ma a Gesù’. E infine (p 118), una poesia: ‘Dio si prenderà cura di te, non aver paura. Lui è la tua salvaguardia, nella luce e nelle tenebre. Cammina con tenerezza, ovunque tu vada. Non ti lascerà vagare da solo’. Queste tre citazioni spiegano la sua vita e la sua missione, e ci danno la chiave della sua santità nonostante l’oscurità dell’anima.

L’allora governo comunista diede a una suora cattolica un funerale di Stato!

Il funerale di Madre Teresa venne onorato dall’esercito. Non fu soltanto un funerale di Stato, ma un evento nazionale: la bandiera nazionale avvolse la bara nella traslazione dalla chiesa di san Tommaso allo stadio, dove venne celebrato il funerale, fino alla Casa madre dove venne seppellita. Suonarono l’inno mentre veniva calata nella tomba. Madre Teresa è passata alla storia, e non appartiene soltanto alla sua nazione. Non appartiene a Calcutta, ma all’India e al mondo. In realtà, appartiene a Gesù.

Quanto era importante la libertà religiosa nella missione di Madre Teresa in India?

La bellezza della vita e della missione di Madre Teresa sta nel fatto che è stata in grado di trascendere le barriere di razza, lingua, cultura, status sociale… Qualunque barriera. Era l’immagine di Gesù, la Sua faccia nel mondo. Chi l’ha incontrata ha riconosciuto di aver davanti una persona di Dio, che ha vissuto una vita dedicata ad aiutarci a comprendere la natura del divino. 

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