16/11/2018, 12.03
INDIA
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Uttar Pradesh, tribali dalit e musulmani sfollati: i bambini muoiono di fame

Le autorità forestali hanno demolito le case dei più poveri, risparmiate invece le abitazioni delle caste elevate. Gli sfollati vivono da mesi nelle foreste. Già diverse persone sono morte di stenti. Una Ong lancia un appello urgente alle autorità nazionali e internazionali. La legge “tutela le proprietà dei tribali”.

Sonbhadra (AsiaNews) – Un appello urgente a “sostenere i bambini più poveri che patiscono fame, morte, tortura e trasferimenti forzati come sfollati interni”. Lo ha lanciato ieri il gruppo Peoples’ Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr), Ong di Varanasi che difende e sostiene i dalit, alle più alte cariche dell’India e alle organizzazioni umanitarie internazionali. Gli attivisti denunciano episodi di tortura da parte della polizia e la demolizione di decine di case nel distretto di Sonbhadra, in Uttar Pradesh, abitate da dalit e musulmani. Le autorità statali hanno requisito i terreni dei tribali rivendicandone la proprietà, mentre hanno risparmiato le abitazioni delle caste elevate.

Le abitazioni dei tribali si trovavano nel villaggio di Dakhin Tola, nell’area di Churk Bazar. La loro demolizione risale ai mesi scorsi. Nel primo episodio (settembre 2017), la polizia forestale ha sfollato 50 famiglie che risiedevano e coltivavano da anni il terreno n. 00387; nel secondo caso (agosto 2018) insieme al Pac, una squadriglia para-militare, ha abbattuto le case di 35 famiglie di dalit.

Ad AsiaNews Lenin Raghuvanshi, direttore esecutivo di Pvchr, evidenzia: “Sono coinvolte in tutto 350 persone. Questo è un evidente caso di discriminazione sociale e religiosa. Inoltre è stata violata la legge”. Secondo il Scheduled Tribes and Other Traditional Forest Dwellers (Recognition of Forest Rights) Act del 2006, i gruppi tribali schedati nella Costituzione hanno diritto a occupare e coltivare i terreni forestali; possono anche raccogliere i frutti che crescono ai confini dei villaggi, sfruttare le risorse del suolo; hanno anche alcuni obblighi, come proteggere la biodiversità e conservare le risorse della foresta.

Nonostante la protezione garantita dalla legge, le autorità statali tentano di siglare accordi per la cessione dei terreni con l’obiettivo di sfruttare la ricchezza del suolo; lì dove non riescono a venire a patti con i gruppi tribali, la soluzione più facile è la requisizione delle terre e la demolizione delle abitazioni.

Da mesi gli sfollati dell’Uttar Pradesh sono accampati nelle foreste che circondano il villaggio, esposti ai fenomeni atmosferici e all’assalto degli animali che popolano la giungla. Le estreme condizioni di vita hanno causato la morte delle persone più deboli, tra cui quattro bambini.  Gli attivisti lamentano che le demolizioni “sono avvenute senza alcun preavviso e contro la legge. Alcune persone che protestavano sono state picchiate dalla polizia in maniera disumana e pure denunciate. Gli agenti della forestale invece non hanno alzato un dito contro molte altre persone appartenenti alle caste più elevate che occupano un terreno vicino l’insediamento, dove sono stati aperti anche alcuni negozi”.

Infine l’Ong sottolinea la violazione dei diritti umani di questi profughi interni, in particolare le drammatiche condizioni dei bambini: “Essi sono emarginati e non hanno accesso all’istruzione; devono percorrere lunghe distanze a piedi per andare a lavorare; il pozzo d’acqua più vicino dista quattro chilometri”.

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